Decido quindi di tornare indietro alla grotta e mi accorgo che il sentiero riparte poco più sotto verso il basso.
Quella che vedevo dal grottino era solo un tratto di cresta, la forcella è spostata più avanti e più in basso, ci arrivo in pochi minuti traversando tra i mughi.
Ora la parete delle Coraie mi appare nella sua forma più imponente, Coraie o Croda Bianca o coda del Mont Alt, anche questa cima ha tre nomi.
Mi fermo un attimo in forcella, ho scelto le scarpe sbagliate, troppo strette e i piedi si sono un po' gonfiati, tolgo le solette interne per recuperare un po' di spazio ma è già tardi, i dolori ai piedi mi preannunciano l'arrivo di qualche vescica.
In ogni caso non mi resta che continuare.
La traccia scende tra mughi, prati e roccette ai piedi della parete, da questa posizione il Bus del Diaol torna ad essere piramidale, sulla sinistra si riconosce la cima mugosa di montagna Brusada.
Si traversa su deboli tracce verso una spalla, il terreno diventa delicato causa pietrisco, l'ultimo tratto anche più esposto.
Al culmine della forcelletta si apre la vista sulla parete più conosciuta delle Croda Bianca, quella ben visibile dalla Val Belluna e da cui prende uno dei nomi.
La discesa presenta il tratto più tecnico, un passaggio di terzo, tutto sommato semplice, è più l'impressione del salto che la difficoltà.
Poi passo proprio sotto la strapiombante parete delle Coraie, il colore la caratterizza in contrasto con le pareti vicine.
La traccia seppur non molto evidente sul terreno, è facilmente individuabile a distanza, e passa sotto le grandi pareti che caratterizzano Coraie, Mont Alt, Torre e Fornel, che in questo lungo tratto si fatica a distinguere, sembrano un tutt'uno.
E infatti già da distante individuo il prossimo passaggio obbligato, la forcelletta sulla cresta che calando dal Mont Alt diventa il Col dei Sech.
Saluto alle mie spalle la grande parete bianca, esserci passato proprio sotto mi è sembrato quasi un sogno.
Ormai in prossimità della forcella, la traccia diviene verticale, un tratto è anche attrezzato con un dubbio cordino, ma le tacche per i piedi ci sono tutte e la difficoltà è minima.
Al culmine la vista si apre verso la Peralora, a sinistra continuano le pareti che però nascondono la prossima meta, il Forcellon delle Mughe.
Il percorso corre attraverso una fascia vigorosa di mughi.
Voltandosi si vedono bene gli ampi tagli nella mugheta.
Sulla sinistra il Col dei Sech, qualche anno dopo, traversare quel breve tratto dalla cima al sentiero dell'Alta Via ci costerà più di un'ora di estenuante lotta con le mughe.
Arrivo in vista del Forcellon, anche questa una meta ammirata spesso da distante, evidente da Gena, ora posso finalmente godermela.
Peccato che a questo punto i piedi siano in fiamme, la combinazione scarpe strette, caldo, sudore, calzetti fini di cotone, polvere è stata fatale, mi ritrovo tre dolorose e grosse vesciche per ogni piede. Non ne ho mai sofferto se non sporadicamente, ora mi stanno devastando i piedi.
In forcella lascio asciugare scarpe calzetti e piedi, poi tocca andare, l'alta via non è ancora finita.
Cerco sul terreno le tracce del percorso e vedo che anche questa volta la direzione è verso il basso, tra i mughi.
Dopo un po' di discesa si apre anche la vista verso i Pizzetti e il Piz di Nusieda, sempre nascosta forcella delle Canevuzze, il prossimo passo da superare.
Peccato che il sentiero al posto di traversare verso la forcella, continui a scendere e anzi ad un certo punto si infili in un canalino attrezzato.
Perdo altri cinquanta metri di dislivello, una fascia rocciosa impedisce un trasferimento dolce e impone la calata verso questo passaggio obbligato.
Non rimane che scorrere e risalire tra questo mare di mughi, poi entro nella parte finale boscata ma perdo la traccia.
Per mia fortuna conosco la forcella, so che il sentiero passa lungo la cresta erbosa, mi basta quindi salire verso l'alto e trovare un qualsiasi passaggio per ricongiungermi.
Arrivo così al Sass de Peralora.
Questo pezzo lo conosco ma per chi non l'ha mai fatto può essere di dubbia interpretazione. Bisogna scendere per poi spostarsi verso sinistra attraverso qualche prato per arrivare ad un boschetto proprio sotto forcella della Peralora, qui parte una vecchia mulattiera verso casera Nusieda.
Un tratto franato si supera in alto poi la mulattiera riprende lungo una buona cengia al termine della quale basta scendere per ritrovarsi sui prati della casera e soprattutto arrivare alla fresca fontana.
Ancora un'oretta e arriverò alle Rosse dove verrò recuperato da un'amica.