[Monti del Sole]Clava e Palazza
Inviato: mar ott 08, 2024 6:16 pm
Dalla guida del Sommavilla, a proposito della val Col de Spin:
"sono possibili due percorsi, entrambi di rara bellezza e interesse, in ambiente di grande severità e suggestione".
Da qualche anno sui social gira la foto di una famosa 'clava', famosa per chi frequenta o conosce i posti, chè altrimenti dovrei dire misconosciuta, un caratteristico roccione a forma di clava appoggiato in verticale sul fianco della montagna.
Nonostante una certa scenograficità non mi ha mai particolarmente attratto, non abbastanza da farmi accettare 1400 metri di dislivello su percorso lungo e un po' noioso.
È piuttosto quel trafiletto della guida ad avermi sempre stuzzicato, la zona la conosco e questo è uno dei percorsi che mi manca, casualmente al suo termine si arriva alla Clava da cui poi scendere più semplicemente per la normale.
Passate un paio di settimane piovose con un amico decidiamo di andare a fare il giro.
Partenza relativamente presto ma non prestissimo, parcheggiamo a san Gottardo e ci dirigiamo verso i Salet, dove i carabinieri hanno un allevamento di cavalli, e veniamo subito accolti dai bramiti dei cervi, è iniziata la stagione degli amori e la prateria dei cavalli è molto frequentata anche dai cervi.
Subito a fianco della casetta superiore del complesso dei Salet parte un sentierino che si alza trasversalmente verso destra lungo il fianco della montagna, intersecato dalle numerose piste dei cervi che scendono verso i prati.
E infatti incrociamo un gruppo di una decina di cerve che risalgono per rifugiarsi nei boschi soprastanti mentre piano piano i bramiti si chetano.
Il sentiero è manutenuto e segnato di rosso, così come numerosi sentierini che dipartono alla nostra sinistra, tutti a servizio dei tralicci posizionati lungo il fianco della montagna e per chi non conosce la zona possono essere parecchio fuorvianti.
Per fortuna ricordo bene qual è quello da prendere, riconoscibile perché preceduto da una paretina rocciosa.
Nel frattempo abbiamo cominciato la svestizione, la temperatura è più alta di quanto mi aspettassi, nello zaino ho addirittura il piumino, berretto di lana e guanti in pile e non è l'unico inconveniente; speravo nel freddo per tenere a bada le zecche e non ci siamo neanche spruzzati l'insetticida alla partenza, il bosco invece ne è invaso e facciamo più pause per spulciarci di quante ne richieda il fiato corto.
La nostra prima metà è il Col Bregon basso ed è importante non sbagliare direzione perché in alto un passaggio è obbligato.
Presa la prima deviazione corretta, ci alziamo lungo una vecchia mulattiera invasa da alte erbe che coprono un po' la traccia, si arriva così ad un pianoro superiore, qui non bisogna farsi trarre in inganno altre tracce più marcate ma si svolta ancora a sinistra verso l'alto, alcuni ometti ben piazzati indicano il percorso corretto.
Si sale per bosco fin sotto salti di roccia che si contornano alla base arrivando al passaggio chiave che permette di superare con un facile ma esposto sentierino la fascia rocciosa e giungere su un altro pianoro erboso dove una volta svettava un bellissimo pino cresciuto sul ciglio, purtroppo vaia l'ha abbattuto e adesso giace parzialmente vivo appoggiato su un fianco, in attesa di cadere prima o poi giù di sotto.
Si continua a salire per tornanti stando attenti a non prendere tracce secondarie fino ad arrivare ad un'ampia piazzola da boscaioli in mezzo al bosco, ben delimitata da un muretto a secco.
Da qui riparte il sentiero sempre verso l'alto fino a incrociare un evidente sentiero orizzontale ormai in prossimità del col Bregon basso che raggiungiamo girando verso sinistra e superando alcuni schianti più o meno recenti.
L'interessante sentiero principale che continua in orizzontale e si interna alto sopra la val dei Salet, viene soprannominato Zengion, lo seguiamo per un centinaio di metri in leggera salita per lasciarlo in corrispondenza di un bivio verso destra, riconoscibile perché tagliato tra i mughi mentre la traccia del Zengion scende leggermente.
Si sale tra erbe alte e tagli di grossi mughi, si supera un canale e si arriva ad un altro bivio dove in verità la traccia un po' si perde; a sinistra partirebbe in orizzontale un vecchio sentiero ormai invaso dai mughi, a destra qualche taglio invita ad attraversare un canale di terra fino ad alzarsi sulla sponda opposta e ritrovare una traccia che porta finalmente alla sella del Col Bregon Alto, facilmente raggiungibile proseguendo verso destra.
Noi invece andiamo a sinistra, attraversiamo nel punto più conveniente una fascia di schianti dove qualcuno ha operato qualche taglio, e ritroviamo più in alto la vecchia mulattiera che sale in maniera decisa verso nord.
Dove corre a fianco di una fascia di mughi bisogna fare attenzione perché, in corrispondenza di alcuni tagli, si apre a sinistra uno slargo non molto marcato, lo si rimonta e poi si sale il breve crinale tra erbe, mughi e piante fino a rientrare nel bosco. Si continua a salire con leggera tendenza a sinistra per qualche decina di metri finché si intuisce sul pendio una vecchia traccia che risale il bosco verso destra e che si fa man mano più evidente.
Mentre spiego all'amico i segni caratteristici di ogni bivio utili per non perdersi, sia in salita che in discesa, raggiungiamo la sella a monte del Laresé...mi dirà poi al ritorno di non aver prestato attenzione e memorizzato le indicazioni giacché conoscevo così bene il percorso!
Vista verso la Rocchetta.
"sono possibili due percorsi, entrambi di rara bellezza e interesse, in ambiente di grande severità e suggestione".
Da qualche anno sui social gira la foto di una famosa 'clava', famosa per chi frequenta o conosce i posti, chè altrimenti dovrei dire misconosciuta, un caratteristico roccione a forma di clava appoggiato in verticale sul fianco della montagna.
Nonostante una certa scenograficità non mi ha mai particolarmente attratto, non abbastanza da farmi accettare 1400 metri di dislivello su percorso lungo e un po' noioso.
È piuttosto quel trafiletto della guida ad avermi sempre stuzzicato, la zona la conosco e questo è uno dei percorsi che mi manca, casualmente al suo termine si arriva alla Clava da cui poi scendere più semplicemente per la normale.
Passate un paio di settimane piovose con un amico decidiamo di andare a fare il giro.
Partenza relativamente presto ma non prestissimo, parcheggiamo a san Gottardo e ci dirigiamo verso i Salet, dove i carabinieri hanno un allevamento di cavalli, e veniamo subito accolti dai bramiti dei cervi, è iniziata la stagione degli amori e la prateria dei cavalli è molto frequentata anche dai cervi.
Subito a fianco della casetta superiore del complesso dei Salet parte un sentierino che si alza trasversalmente verso destra lungo il fianco della montagna, intersecato dalle numerose piste dei cervi che scendono verso i prati.
E infatti incrociamo un gruppo di una decina di cerve che risalgono per rifugiarsi nei boschi soprastanti mentre piano piano i bramiti si chetano.
Il sentiero è manutenuto e segnato di rosso, così come numerosi sentierini che dipartono alla nostra sinistra, tutti a servizio dei tralicci posizionati lungo il fianco della montagna e per chi non conosce la zona possono essere parecchio fuorvianti.
Per fortuna ricordo bene qual è quello da prendere, riconoscibile perché preceduto da una paretina rocciosa.
Nel frattempo abbiamo cominciato la svestizione, la temperatura è più alta di quanto mi aspettassi, nello zaino ho addirittura il piumino, berretto di lana e guanti in pile e non è l'unico inconveniente; speravo nel freddo per tenere a bada le zecche e non ci siamo neanche spruzzati l'insetticida alla partenza, il bosco invece ne è invaso e facciamo più pause per spulciarci di quante ne richieda il fiato corto.
La nostra prima metà è il Col Bregon basso ed è importante non sbagliare direzione perché in alto un passaggio è obbligato.
Presa la prima deviazione corretta, ci alziamo lungo una vecchia mulattiera invasa da alte erbe che coprono un po' la traccia, si arriva così ad un pianoro superiore, qui non bisogna farsi trarre in inganno altre tracce più marcate ma si svolta ancora a sinistra verso l'alto, alcuni ometti ben piazzati indicano il percorso corretto.
Si sale per bosco fin sotto salti di roccia che si contornano alla base arrivando al passaggio chiave che permette di superare con un facile ma esposto sentierino la fascia rocciosa e giungere su un altro pianoro erboso dove una volta svettava un bellissimo pino cresciuto sul ciglio, purtroppo vaia l'ha abbattuto e adesso giace parzialmente vivo appoggiato su un fianco, in attesa di cadere prima o poi giù di sotto.
Si continua a salire per tornanti stando attenti a non prendere tracce secondarie fino ad arrivare ad un'ampia piazzola da boscaioli in mezzo al bosco, ben delimitata da un muretto a secco.
Da qui riparte il sentiero sempre verso l'alto fino a incrociare un evidente sentiero orizzontale ormai in prossimità del col Bregon basso che raggiungiamo girando verso sinistra e superando alcuni schianti più o meno recenti.
L'interessante sentiero principale che continua in orizzontale e si interna alto sopra la val dei Salet, viene soprannominato Zengion, lo seguiamo per un centinaio di metri in leggera salita per lasciarlo in corrispondenza di un bivio verso destra, riconoscibile perché tagliato tra i mughi mentre la traccia del Zengion scende leggermente.
Si sale tra erbe alte e tagli di grossi mughi, si supera un canale e si arriva ad un altro bivio dove in verità la traccia un po' si perde; a sinistra partirebbe in orizzontale un vecchio sentiero ormai invaso dai mughi, a destra qualche taglio invita ad attraversare un canale di terra fino ad alzarsi sulla sponda opposta e ritrovare una traccia che porta finalmente alla sella del Col Bregon Alto, facilmente raggiungibile proseguendo verso destra.
Noi invece andiamo a sinistra, attraversiamo nel punto più conveniente una fascia di schianti dove qualcuno ha operato qualche taglio, e ritroviamo più in alto la vecchia mulattiera che sale in maniera decisa verso nord.
Dove corre a fianco di una fascia di mughi bisogna fare attenzione perché, in corrispondenza di alcuni tagli, si apre a sinistra uno slargo non molto marcato, lo si rimonta e poi si sale il breve crinale tra erbe, mughi e piante fino a rientrare nel bosco. Si continua a salire con leggera tendenza a sinistra per qualche decina di metri finché si intuisce sul pendio una vecchia traccia che risale il bosco verso destra e che si fa man mano più evidente.
Mentre spiego all'amico i segni caratteristici di ogni bivio utili per non perdersi, sia in salita che in discesa, raggiungiamo la sella a monte del Laresé...mi dirà poi al ritorno di non aver prestato attenzione e memorizzato le indicazioni giacché conoscevo così bene il percorso!
Vista verso la Rocchetta.