Stefano
Inviato: mar nov 04, 2025 5:37 pm
Sei andato in montagna, e per noi sono tornate solo domande.
Lascia che te lo dica, anche se apparirà scortese: non sei il primo. Sei entrato a far parte di una lista di persone di cui ormai ho perso il conto. Morti in montagna, quanti ne hai conosciuti? Quanti ne abbiamo conosciuti?
Io, oggi, uno in più.
Non so, non voglio sapere quanti sono. Oggi sei tu, ed è tua la faccia che vedo, tua la voce che sento e a cui pongo delle domande. Le solite domande, ormai. Domande che non ho mai avuto il coraggio di pronunciare ad alta voce. Domande a cui oggi sento una risposta, e la risposta suona con la tua voce.
Una su tutte: ne è valsa la pena? Chissà se me la pongo solo io questa domanda, o se risuona nella testa di quanti ti conoscono, di quelli che ti vogliono bene.
A volte le risposte le cerchiamo nei libri, e magari ne troviamo alcune che ci soddisfano, del tutto o in parte
“George Mallory, perché vuole scalare l’Everest?”
“Perché è lì”
Joe Simpson: “We climb because it’s fun”, scaliamo perché è divertente
Oggi lo voglio chiedere a te. Ne è valsa la pena?
La risposta la sento con la tua voce, la vedo con la luce che hai negli occhi quando racconti le tue avventure, i tuoi progetti futuri. La chiave della risposta la vedo proprio lì, nel tuo sguardo, nella tua energia, nel tuo entusiasmo.
Quella luce che conosco bene, che io – come tanti – ho lasciato che si spegnesse piano piano. E se ti ascolto capisco anche perché, quando succede una cosa del genere, in me si risveglia inevitabilmente la voglia di andare in montagna.
Sì, ne è valsa la pena. Ne vale sempre la pena.
Ti saluto dedicandoti/dedicandomi questa poesia
Non restare a piangere sulla mia tomba
Io non sono lì, io non sto dormendo
Sono nei mille venti che soffiano
Sono nel luccichìo abbagliante della neve
Sono il sole sul grano maturo
Sono la delicata pioggia autunnale
Quando ti svegli nel silenzio del mattino
Sono la corsa rapida degli uccelli ovattati
Che si levano a cerchi in volo
Sono la morbida luce notturna delle stelle
Non restare a piangere sulla mia tomba
Io non sono lì, non sono morto
Lascia che te lo dica, anche se apparirà scortese: non sei il primo. Sei entrato a far parte di una lista di persone di cui ormai ho perso il conto. Morti in montagna, quanti ne hai conosciuti? Quanti ne abbiamo conosciuti?
Io, oggi, uno in più.
Non so, non voglio sapere quanti sono. Oggi sei tu, ed è tua la faccia che vedo, tua la voce che sento e a cui pongo delle domande. Le solite domande, ormai. Domande che non ho mai avuto il coraggio di pronunciare ad alta voce. Domande a cui oggi sento una risposta, e la risposta suona con la tua voce.
Una su tutte: ne è valsa la pena? Chissà se me la pongo solo io questa domanda, o se risuona nella testa di quanti ti conoscono, di quelli che ti vogliono bene.
A volte le risposte le cerchiamo nei libri, e magari ne troviamo alcune che ci soddisfano, del tutto o in parte
“George Mallory, perché vuole scalare l’Everest?”
“Perché è lì”
Joe Simpson: “We climb because it’s fun”, scaliamo perché è divertente
Oggi lo voglio chiedere a te. Ne è valsa la pena?
La risposta la sento con la tua voce, la vedo con la luce che hai negli occhi quando racconti le tue avventure, i tuoi progetti futuri. La chiave della risposta la vedo proprio lì, nel tuo sguardo, nella tua energia, nel tuo entusiasmo.
Quella luce che conosco bene, che io – come tanti – ho lasciato che si spegnesse piano piano. E se ti ascolto capisco anche perché, quando succede una cosa del genere, in me si risveglia inevitabilmente la voglia di andare in montagna.
Sì, ne è valsa la pena. Ne vale sempre la pena.
Ti saluto dedicandoti/dedicandomi questa poesia
Non restare a piangere sulla mia tomba
Io non sono lì, io non sto dormendo
Sono nei mille venti che soffiano
Sono nel luccichìo abbagliante della neve
Sono il sole sul grano maturo
Sono la delicata pioggia autunnale
Quando ti svegli nel silenzio del mattino
Sono la corsa rapida degli uccelli ovattati
Che si levano a cerchi in volo
Sono la morbida luce notturna delle stelle
Non restare a piangere sulla mia tomba
Io non sono lì, non sono morto