[Monti del Sole] Periplo dei Feruch
Inviato: dom mar 10, 2024 8:12 pm
Il forum sembra morto.
Metto giù due righe su un giro di quest'anno, chissà che qualcun altro abbia voglia di popolare questo forum.
E poi allego un paio di link, un video di YouTube ( https://youtu.be/lQk2coo_wJk?si=OfxrblfAj9-AIkDt ) e una traccia GPS ( https://it.wikiloc.com/percorsi-escursi ... a-39782652 ) che aggiungono un po' di informazioni e così mi aggancio a qualche media di 'nuova' generazione.
È qualche tempo che giro i Monti del Sole e questo è un giro che pensavo da parecchio.
Anni fa avevo chiesto anche a qualcuno esperto dei luoghi a cui però non risultava possibile.
Si trattava sostanzialmente di fare il giro dei Feruch, un giro ad anello. La maggior parte è su sentieri o tracce conosciute, mancava un pezzettino di collegamento che sembrava più alpinistico che escursionistico.
La lettura del libro di Sommavilla sul gruppo in questione, una migliore conoscenza dei luoghi nel corso degli anni e aver percorso e visto la maggior parte del giro in altre uscite, erano le precondizioni necessarie per andarci finalmente. In aggiunta la scoperta di una ulteriore descrizione (quella di Wikiloc) ha fatto sì che il 2023 fosse l'anno buono.
Devo dire che generalmente quando leggo su internet relazioni e storie sui Monti del Sole, trovo ci sia un po' troppa enfasi, i posti non sono facili ma le difficoltà tecniche non sono estreme, bisogna un po' abituarsi ed essere amanti del genere ma non occorre essere dei superman.
Raccatto un po' di amici con cui ho voglia di fare il giro e a cui piacciono i posti, e organizzo.
Si parte da Gena, per chi può da quella Alta altrimenti dal bar Alla Soffia, e si prende il sentiero per il bivacco Valdo, ben tracciato e segnato ma con qualche passaggio non proprio turistico. Il sentiero inizialmente si alza per poi scorrere sul fianco traversando qualche canalino che interrompe la continuità della traccia fino ad arrivare nel grande canale che scende da forcella Zana, la val Soffia.
Lungo il sentiero si può ammirare il complesso dei Feruch che si dispone da nord a sud mostrando in sequenza le varie cime, Feruch ovest, il Pollice, cima Larga, il Nano, la torre dei Feruch, la Borala e la cima Est, delimitate a sinistra dalla forcella Zana e a destra dalla forcella dei Pom.
Si tratterà quindi di raggiungere la prima forcella, aggirare i Feruch da dietro fino alla seconda forcella e scendere fino a raggiungere il bivacco e di nuovo sul sentiero d'andata.
Traversato il canale, si rimontano sul fianco destro (sinistra orografica) cinquanta metri fino al bivio: a destra per il bivacco Valdo da cui torneremo, a sinistra per forcella Zana.
Si scorre lungo la traccia su erba a rientrare in val Soffia che a questo punto va risalita sul fondo lungo saltini di roccia, seguendo i segni rossi.
Gli ultimi metri sono tra mughi fino a sbucare in forcella, un piccolo varco tra le piante apre la vista verso la val Pegolera e il poco invitante canale da scendere.
Un piccola pausa per poi scivolare tra le ghiaie fino al primo masso dove inaspettatamente troviamo una corda fissa per la prima e unica doppia necessaria per proseguire.
La doppia non è lunga ma la corda è spessa, i discensori scorrono poco e la discesa è proprio sotto il conoide di ghiaia.
Un secondo saltino viene velocemente superato grazie alla nostra corda (non strettamente necessaria) per arrivare dove il canale si riallarga e si divide in tanti canalini.
Le guide qui consigliano di non scendere ma di traversare su ghiaino friabile verso sinistra e prendere l'ultimo canale al confine con una fascia di mughi (la Costa del Cason), da percorrere fino alla fine.
Si arriva così al punto dove tutti i canalini menzionati convergono e dove bisognerà a questo punto risalire la parete per arrivare sulle Caze Alte, una lunga e facile bancata erbosa-mugosa che decorre sotto i feruch fino a forcella delle Coraie, non molto distante poi da forcella dei Pom.
È qui il punto più difficile dell'escursione, la parete va superata attraverso un viaz da camosci. La prima impressione da distante non è certo tranquillizzante, la parete sembra verticale e quasi inaccessibile, per fortuna quando si è sotto, come spesso accade in Dolomiti, si scoprono passaggi fattibili.
Si risale sulla destra una decina di metri il primo tratto di roccia fino a scorgere sulla sinistra l'inizio di una cengetta abbastanza esposta che ci porta con qualche saltino intermedio ad un costone di mughi.
Si risalgono i mughi ed un piccolo lembo d'erba fino alla sovrastante parete dove riparte verso sinistra una cengia ancora meno pronunciata che arriva ad un pulpito di roccia e mughi.
Qui la cengia sembra interrompersi, ma un ometto piazzato proprio sullo spigolo roccioso-mugoso che scende davanti a noi e da cui ci divide un canalino, ci fa capire che dobbiamo proseguire.
Ci abbassiamo quindi a prendere una cengia che si rivela facilmente percorribile, aggiriamo lo spigolo e risaliamo all'ometto.
A questo punto i tagli sui mughi ci indicano di seguire verso l'alto lo spigolo, con marcata esposizione ma con buoni appoggi e appigli.
Lo spigolo termina sotto un'altra paretina, a sinistra un canalino budellino sembra ben percorribile, peccato termini a qualche decina di metri dalla banca soprastante.
Bisogna quindi scavalcare verso destra a immettersi e scalare su passi di secondo una paretina rocciosa di 15 metri circa, un passaggio finale che mi aspettavo più corto. Risaliamo e per precauzione mettiamo giù una corda assicurata sui mughi per proteggere gli ultimi metri del gruppo.
Poi ci si fa strada seguendo qualche slargo lungo i mughi e finalmente siamo sulla banca.
Pausa pranzo e si riparte.
Si sta nella parte alta della banca, cercando le parti erbose e quindi più facilmente percorribili, sotto le grandi pareti dei Feruch, finché si confluisce nel sentiero Cai che sale da Agre.
Si continua a traversare, si sale un canale sempre seguendo tracce e qualche sbiadito segnavia, finché si arriva al Van Gran, un gran circo di ghiaia sotto le pareti della Borala.
Si percorrono le ghiaie per poi superare delle roccette sulla sinistra per arrivare su una sella in vista del Van Piciol e dell'evidente forcella delle Coraie.
Dopo aver superato il van senza perdere quota, per raggiungere la forcella è necessario superare pochi metri sul secondo grado, le condizioni possono essere varie, noi troviamo roccia asciutta ma mi è capitato di trovare neve e roccia bagnata.
Dalla forcella la prosecuzione non è scontata, dall'altra parte scende profondamente la val Coraie, noi invece dobbiamo proseguire verso l'alto.
Qui ci dividiamo per un breve tratto, un paio scalano la parete di secondo aiutati in parte da una corda fissa sulla sinistra, gli altri seguono un breve ma esposto viaz da cacciatori sulla destra con passaggi di primo-secondo, per poi ritrovarsi poco sopra e proseguire verso l'alto.
Si arriva così sulla spalla della cima Est dei Feruch, in vista della bella e un po' inquietante cima del Bus del Diaol, e delle sottostanti e isolate Pale dei Forni...la forcella dei Pom è ben visibile ma per raggiungerla manca un traverso che in un breve tratto si fa completamente esposto ma su roccia solida. Un particolare che mi fa sempre sorridere è il segnavia Cai proprio in corrispondenza del tratto più pericoloso, roba di altri tempi, oggi metterebbero una fissa o non segnerebbero e basta.
Arriviamo quindi ad una grotta dove facciamo un ulteriore spuntino rilassandoci un po', due terzi della traversata sono compiuti.
Ora si tratta di scendere verso il bivacco Valdo lungo una banca questa volta non proprio banale.
Nel primo tratto bisogna calarsi poco intuitivamente verso il basso su prati verticali fino al margine del canalone sottostante, dove si trovano i primi segni che indirizzano verso destra.
Si continua a scendere traversando arrivando ad un salto di roccia con un caratteristico buco doppio in cui utilizziamo la corda per velocizzare il gruppo.
Successivamente si trova il breve ma molto esposto saltino che permette di superare una discontinuità della bancata e infine la cengia che aggira il Tornon prima di immetterci nel Van della Borala dove possiamo recuperare un po' d'acqua.
Poco sotto arriviamo al bivacco giallo del Valdo dove facciamo l'ultima sosta della giornata, ormai le difficoltà sono terminate, in un paio d'ore di camminata si tornerà a Gena.
Che dire, un bel giro, per appassionati del genere naturalmente.
E alla fine, nonostante la nomea dei luoghi, solo una persona ha preso una zecca, il resto puliti, aiuta certamente che il giro sia stato fatto in ottobre.
Se recupero un po' di foto e interessa, vedrò di allegarle magari con qualche descrizione.
Metto giù due righe su un giro di quest'anno, chissà che qualcun altro abbia voglia di popolare questo forum.
E poi allego un paio di link, un video di YouTube ( https://youtu.be/lQk2coo_wJk?si=OfxrblfAj9-AIkDt ) e una traccia GPS ( https://it.wikiloc.com/percorsi-escursi ... a-39782652 ) che aggiungono un po' di informazioni e così mi aggancio a qualche media di 'nuova' generazione.
È qualche tempo che giro i Monti del Sole e questo è un giro che pensavo da parecchio.
Anni fa avevo chiesto anche a qualcuno esperto dei luoghi a cui però non risultava possibile.
Si trattava sostanzialmente di fare il giro dei Feruch, un giro ad anello. La maggior parte è su sentieri o tracce conosciute, mancava un pezzettino di collegamento che sembrava più alpinistico che escursionistico.
La lettura del libro di Sommavilla sul gruppo in questione, una migliore conoscenza dei luoghi nel corso degli anni e aver percorso e visto la maggior parte del giro in altre uscite, erano le precondizioni necessarie per andarci finalmente. In aggiunta la scoperta di una ulteriore descrizione (quella di Wikiloc) ha fatto sì che il 2023 fosse l'anno buono.
Devo dire che generalmente quando leggo su internet relazioni e storie sui Monti del Sole, trovo ci sia un po' troppa enfasi, i posti non sono facili ma le difficoltà tecniche non sono estreme, bisogna un po' abituarsi ed essere amanti del genere ma non occorre essere dei superman.
Raccatto un po' di amici con cui ho voglia di fare il giro e a cui piacciono i posti, e organizzo.
Si parte da Gena, per chi può da quella Alta altrimenti dal bar Alla Soffia, e si prende il sentiero per il bivacco Valdo, ben tracciato e segnato ma con qualche passaggio non proprio turistico. Il sentiero inizialmente si alza per poi scorrere sul fianco traversando qualche canalino che interrompe la continuità della traccia fino ad arrivare nel grande canale che scende da forcella Zana, la val Soffia.
Lungo il sentiero si può ammirare il complesso dei Feruch che si dispone da nord a sud mostrando in sequenza le varie cime, Feruch ovest, il Pollice, cima Larga, il Nano, la torre dei Feruch, la Borala e la cima Est, delimitate a sinistra dalla forcella Zana e a destra dalla forcella dei Pom.
Si tratterà quindi di raggiungere la prima forcella, aggirare i Feruch da dietro fino alla seconda forcella e scendere fino a raggiungere il bivacco e di nuovo sul sentiero d'andata.
Traversato il canale, si rimontano sul fianco destro (sinistra orografica) cinquanta metri fino al bivio: a destra per il bivacco Valdo da cui torneremo, a sinistra per forcella Zana.
Si scorre lungo la traccia su erba a rientrare in val Soffia che a questo punto va risalita sul fondo lungo saltini di roccia, seguendo i segni rossi.
Gli ultimi metri sono tra mughi fino a sbucare in forcella, un piccolo varco tra le piante apre la vista verso la val Pegolera e il poco invitante canale da scendere.
Un piccola pausa per poi scivolare tra le ghiaie fino al primo masso dove inaspettatamente troviamo una corda fissa per la prima e unica doppia necessaria per proseguire.
La doppia non è lunga ma la corda è spessa, i discensori scorrono poco e la discesa è proprio sotto il conoide di ghiaia.
Un secondo saltino viene velocemente superato grazie alla nostra corda (non strettamente necessaria) per arrivare dove il canale si riallarga e si divide in tanti canalini.
Le guide qui consigliano di non scendere ma di traversare su ghiaino friabile verso sinistra e prendere l'ultimo canale al confine con una fascia di mughi (la Costa del Cason), da percorrere fino alla fine.
Si arriva così al punto dove tutti i canalini menzionati convergono e dove bisognerà a questo punto risalire la parete per arrivare sulle Caze Alte, una lunga e facile bancata erbosa-mugosa che decorre sotto i feruch fino a forcella delle Coraie, non molto distante poi da forcella dei Pom.
È qui il punto più difficile dell'escursione, la parete va superata attraverso un viaz da camosci. La prima impressione da distante non è certo tranquillizzante, la parete sembra verticale e quasi inaccessibile, per fortuna quando si è sotto, come spesso accade in Dolomiti, si scoprono passaggi fattibili.
Si risale sulla destra una decina di metri il primo tratto di roccia fino a scorgere sulla sinistra l'inizio di una cengetta abbastanza esposta che ci porta con qualche saltino intermedio ad un costone di mughi.
Si risalgono i mughi ed un piccolo lembo d'erba fino alla sovrastante parete dove riparte verso sinistra una cengia ancora meno pronunciata che arriva ad un pulpito di roccia e mughi.
Qui la cengia sembra interrompersi, ma un ometto piazzato proprio sullo spigolo roccioso-mugoso che scende davanti a noi e da cui ci divide un canalino, ci fa capire che dobbiamo proseguire.
Ci abbassiamo quindi a prendere una cengia che si rivela facilmente percorribile, aggiriamo lo spigolo e risaliamo all'ometto.
A questo punto i tagli sui mughi ci indicano di seguire verso l'alto lo spigolo, con marcata esposizione ma con buoni appoggi e appigli.
Lo spigolo termina sotto un'altra paretina, a sinistra un canalino budellino sembra ben percorribile, peccato termini a qualche decina di metri dalla banca soprastante.
Bisogna quindi scavalcare verso destra a immettersi e scalare su passi di secondo una paretina rocciosa di 15 metri circa, un passaggio finale che mi aspettavo più corto. Risaliamo e per precauzione mettiamo giù una corda assicurata sui mughi per proteggere gli ultimi metri del gruppo.
Poi ci si fa strada seguendo qualche slargo lungo i mughi e finalmente siamo sulla banca.
Pausa pranzo e si riparte.
Si sta nella parte alta della banca, cercando le parti erbose e quindi più facilmente percorribili, sotto le grandi pareti dei Feruch, finché si confluisce nel sentiero Cai che sale da Agre.
Si continua a traversare, si sale un canale sempre seguendo tracce e qualche sbiadito segnavia, finché si arriva al Van Gran, un gran circo di ghiaia sotto le pareti della Borala.
Si percorrono le ghiaie per poi superare delle roccette sulla sinistra per arrivare su una sella in vista del Van Piciol e dell'evidente forcella delle Coraie.
Dopo aver superato il van senza perdere quota, per raggiungere la forcella è necessario superare pochi metri sul secondo grado, le condizioni possono essere varie, noi troviamo roccia asciutta ma mi è capitato di trovare neve e roccia bagnata.
Dalla forcella la prosecuzione non è scontata, dall'altra parte scende profondamente la val Coraie, noi invece dobbiamo proseguire verso l'alto.
Qui ci dividiamo per un breve tratto, un paio scalano la parete di secondo aiutati in parte da una corda fissa sulla sinistra, gli altri seguono un breve ma esposto viaz da cacciatori sulla destra con passaggi di primo-secondo, per poi ritrovarsi poco sopra e proseguire verso l'alto.
Si arriva così sulla spalla della cima Est dei Feruch, in vista della bella e un po' inquietante cima del Bus del Diaol, e delle sottostanti e isolate Pale dei Forni...la forcella dei Pom è ben visibile ma per raggiungerla manca un traverso che in un breve tratto si fa completamente esposto ma su roccia solida. Un particolare che mi fa sempre sorridere è il segnavia Cai proprio in corrispondenza del tratto più pericoloso, roba di altri tempi, oggi metterebbero una fissa o non segnerebbero e basta.
Arriviamo quindi ad una grotta dove facciamo un ulteriore spuntino rilassandoci un po', due terzi della traversata sono compiuti.
Ora si tratta di scendere verso il bivacco Valdo lungo una banca questa volta non proprio banale.
Nel primo tratto bisogna calarsi poco intuitivamente verso il basso su prati verticali fino al margine del canalone sottostante, dove si trovano i primi segni che indirizzano verso destra.
Si continua a scendere traversando arrivando ad un salto di roccia con un caratteristico buco doppio in cui utilizziamo la corda per velocizzare il gruppo.
Successivamente si trova il breve ma molto esposto saltino che permette di superare una discontinuità della bancata e infine la cengia che aggira il Tornon prima di immetterci nel Van della Borala dove possiamo recuperare un po' d'acqua.
Poco sotto arriviamo al bivacco giallo del Valdo dove facciamo l'ultima sosta della giornata, ormai le difficoltà sono terminate, in un paio d'ore di camminata si tornerà a Gena.
Che dire, un bel giro, per appassionati del genere naturalmente.
E alla fine, nonostante la nomea dei luoghi, solo una persona ha preso una zecca, il resto puliti, aiuta certamente che il giro sia stato fatto in ottobre.
Se recupero un po' di foto e interessa, vedrò di allegarle magari con qualche descrizione.