[Monti del Sole] Alta Via dei MdS
Re: [Monti del Sole] Alta Via dei MdS
Considera che lavoro da cellulare, sto cercando una soluzione comoda.
Imgur l'ho provato per primo ma non mi ha convinto per niente.
Stavo testando Imgbb che non mi sembra male per ora.
Sul lungo periodo il problema degli host esterni è la durata e vale anche per i link, in qualche forum estero ho visto che incentivano il caricamento all'interno del forum stesso, e quando si tratta di link caricano anche gli screenshot così eventuali discussioni non 'perdono valore' nel tempo.
Imgur l'ho provato per primo ma non mi ha convinto per niente.
Stavo testando Imgbb che non mi sembra male per ora.
Sul lungo periodo il problema degli host esterni è la durata e vale anche per i link, in qualche forum estero ho visto che incentivano il caricamento all'interno del forum stesso, e quando si tratta di link caricano anche gli screenshot così eventuali discussioni non 'perdono valore' nel tempo.
Re: [Monti del Sole] Alta Via dei MdS
Si scende lungo una breve paretina appoggiata su cui campeggia un triangolo con il colore ufficiale dell'alta via, bianco-celeste, se non ricordo male in omaggio ad una squadra di calcio locale.
Pochi minuti e si arriva a forcella Zana.
Dalla forcella all'inizio si sale ancora immersi nei mughi, da uno slargo ci si volta a riguardare il percorso che tra i mughi scende dalla cima mentre sulla destra appare un'altra meraviglia del posto, il Bus delle Neole.
Ora si prende un sentiero che ben conosco e tra tagli di mughi e prati scendo lungo la base dei Feruch, mezz'ora e si svolta l'angolo fino al bivacco Valdo dove posso finalmente concedermi uno spuntino.
L'orologio mi conforta sulla tempistica, peccato abbia terminato l'acqua, perdo almeno 15-20 minuti per ricaricare le bottiglie al rivolo d'acqua poco più avanti, strano visto che nei giorni scorsi ha piovuto.
Attraverso il circolo della Borala con le sue incombenti pareti e mi dirigo lungo la cengia del Tornon, esposta ma relativamente larga, e anche sul passaggetto franato basta guardare dove mettere i piedi per renderlo banale.
Superato l'angolo del Tornon, si spalanca la vista sulla profonda Val Feruch, in alto la prima meta, forcella dei Pom con accanto cima Bus del Diaol, si tratta di risalire l'evidente bancata sulla sinistra.
Dopo un primo boschetto, supero una cengetta su placca al termine della quale, con un saltino, torno su esposizioni meno marcate.
Attraverso salendo una fascia rocciosa per poi continuare tra i mughi e l'erba.
Un ruscelletto che nasce dalle pareti mi conferma la pioggia dei giorni precedenti, sarà comunque l'unica fonte d'acqua trovata oltre alle due previste, un po' inutile visto che mi sono appena rifornito.
Arrivo così alla maxiclessidra, un ulteriore breve passaggio su roccia...negli anni successivi mi son sempre chiesto se i tracciatori sarebbero potuti passare a destra, tra i mughi, e questa ulteriore difficoltà fosse invero figlia della clessidra.
Ormai in vista della forcella dei Pom, tocca risalire sul canalone di sinistra, appare così la vista più bella del Bus del Diaol, una piramide con l'inquietante caverna alla base.
In prossimità della cresta si traversa a destra verso la forcella.
Di spalle la cima est dei Feruch.
Si apre la vista su cima del Camin e sulle Stornade.
Qualche sbiadito segno mi invita a scendere verso il vuoto, ma la traccia si dimostra più semplice percorrerla che vederla.
Dopo un primo tratto più verticale, mi sposto verso la base della parete.
In prossimità di alcuni grottini, si arriva al pezzo secondo me più impegnativo della traversata, una paretina marcia da risalire per prendere una cengia. Stranamente nelle relazioni viene a malapena citata. La roccia si sfalda tra le mani e sotto i piedi, bisogna muoversi delicatamente e senza fretta.
Dopo poco comincia ad apparire in lontananza un angolo poco conosciuto di cima delle Coraie, la prossima forcella da raggiungere è lì a destra, ancora nascosta.
Le cengia conduce facilmente sotto la parete est, il bus del Diaol si dimostra sorprendentemente poco piramidale da questo lato, si è quasi schiacciati da questa parete inaspettata, solo un gran canalone la spezza.
Dopo aver superato il canalone, imbocco una cengia inizialmente rocciosa.
Spavento sopra di me un branco di camosci, mi attardo ad osservarne le evoluzioni, una femmina supera una discontinuità con un salto, il piccolo che la segue ha un attimo di incertezza ma poi salta anche lui, i due scompaiono come tutti gli altri, in pochi secondi una ventina di camosci sono spariti lungo una parete dove un uomo avrebbe difficoltà a muoversi.
Divertito e meravigliato proseguo ora attraverso una fascia mugosa e arrivo così al famoso grottino da bivacco.
Appena più in là la forcella, oltre la quale cima delle Coraie mostra una delle due gran pareti ovest, questa è quella meno conosciuta perché normalmente nascosta.
La cresta che separa le Coraie dal Bus del Diaol appare sorprendentemente lunga, la raggiungo in pochi passi dalla grotta, cerco il passaggio tra i mughi e i vari gendarmi di roccia. Le tracce si perdono, alcune sembrano scendere verso valle a ovest, altre prendono direzioni inaspettate, resto indeciso sulla direzione da prendere, segni non ne vedo.
Avevo infatti letto che a forcella della Caza Granda l'orientamento fosse difficile.
Pochi minuti e si arriva a forcella Zana.
Dalla forcella all'inizio si sale ancora immersi nei mughi, da uno slargo ci si volta a riguardare il percorso che tra i mughi scende dalla cima mentre sulla destra appare un'altra meraviglia del posto, il Bus delle Neole.
Ora si prende un sentiero che ben conosco e tra tagli di mughi e prati scendo lungo la base dei Feruch, mezz'ora e si svolta l'angolo fino al bivacco Valdo dove posso finalmente concedermi uno spuntino.
L'orologio mi conforta sulla tempistica, peccato abbia terminato l'acqua, perdo almeno 15-20 minuti per ricaricare le bottiglie al rivolo d'acqua poco più avanti, strano visto che nei giorni scorsi ha piovuto.
Attraverso il circolo della Borala con le sue incombenti pareti e mi dirigo lungo la cengia del Tornon, esposta ma relativamente larga, e anche sul passaggetto franato basta guardare dove mettere i piedi per renderlo banale.
Superato l'angolo del Tornon, si spalanca la vista sulla profonda Val Feruch, in alto la prima meta, forcella dei Pom con accanto cima Bus del Diaol, si tratta di risalire l'evidente bancata sulla sinistra.
Dopo un primo boschetto, supero una cengetta su placca al termine della quale, con un saltino, torno su esposizioni meno marcate.
Attraverso salendo una fascia rocciosa per poi continuare tra i mughi e l'erba.
Un ruscelletto che nasce dalle pareti mi conferma la pioggia dei giorni precedenti, sarà comunque l'unica fonte d'acqua trovata oltre alle due previste, un po' inutile visto che mi sono appena rifornito.
Arrivo così alla maxiclessidra, un ulteriore breve passaggio su roccia...negli anni successivi mi son sempre chiesto se i tracciatori sarebbero potuti passare a destra, tra i mughi, e questa ulteriore difficoltà fosse invero figlia della clessidra.
Ormai in vista della forcella dei Pom, tocca risalire sul canalone di sinistra, appare così la vista più bella del Bus del Diaol, una piramide con l'inquietante caverna alla base.
In prossimità della cresta si traversa a destra verso la forcella.
Di spalle la cima est dei Feruch.
Si apre la vista su cima del Camin e sulle Stornade.
Qualche sbiadito segno mi invita a scendere verso il vuoto, ma la traccia si dimostra più semplice percorrerla che vederla.
Dopo un primo tratto più verticale, mi sposto verso la base della parete.
In prossimità di alcuni grottini, si arriva al pezzo secondo me più impegnativo della traversata, una paretina marcia da risalire per prendere una cengia. Stranamente nelle relazioni viene a malapena citata. La roccia si sfalda tra le mani e sotto i piedi, bisogna muoversi delicatamente e senza fretta.
Dopo poco comincia ad apparire in lontananza un angolo poco conosciuto di cima delle Coraie, la prossima forcella da raggiungere è lì a destra, ancora nascosta.
Le cengia conduce facilmente sotto la parete est, il bus del Diaol si dimostra sorprendentemente poco piramidale da questo lato, si è quasi schiacciati da questa parete inaspettata, solo un gran canalone la spezza.
Dopo aver superato il canalone, imbocco una cengia inizialmente rocciosa.
Spavento sopra di me un branco di camosci, mi attardo ad osservarne le evoluzioni, una femmina supera una discontinuità con un salto, il piccolo che la segue ha un attimo di incertezza ma poi salta anche lui, i due scompaiono come tutti gli altri, in pochi secondi una ventina di camosci sono spariti lungo una parete dove un uomo avrebbe difficoltà a muoversi.
Divertito e meravigliato proseguo ora attraverso una fascia mugosa e arrivo così al famoso grottino da bivacco.
Appena più in là la forcella, oltre la quale cima delle Coraie mostra una delle due gran pareti ovest, questa è quella meno conosciuta perché normalmente nascosta.
La cresta che separa le Coraie dal Bus del Diaol appare sorprendentemente lunga, la raggiungo in pochi passi dalla grotta, cerco il passaggio tra i mughi e i vari gendarmi di roccia. Le tracce si perdono, alcune sembrano scendere verso valle a ovest, altre prendono direzioni inaspettate, resto indeciso sulla direzione da prendere, segni non ne vedo.
Avevo infatti letto che a forcella della Caza Granda l'orientamento fosse difficile.
Ultima modifica di giangi4 il sab mag 25, 2024 5:15 pm, modificato 1 volta in totale.
Re: [Monti del Sole] Alta Via dei MdS
Decido quindi di tornare indietro alla grotta e mi accorgo che il sentiero riparte poco più sotto verso il basso.
Quella che vedevo dal grottino era solo un tratto di cresta, la forcella è spostata più avanti e più in basso, ci arrivo in pochi minuti traversando tra i mughi.
Ora la parete delle Coraie mi appare nella sua forma più imponente, Coraie o Croda Bianca o coda del Mont Alt, anche questa cima ha tre nomi.
Mi fermo un attimo in forcella, ho scelto le scarpe sbagliate, troppo strette e i piedi si sono un po' gonfiati, tolgo le solette interne per recuperare un po' di spazio ma è già tardi, i dolori ai piedi mi preannunciano l'arrivo di qualche vescica.
In ogni caso non mi resta che continuare.
La traccia scende tra mughi, prati e roccette ai piedi della parete, da questa posizione il Bus del Diaol torna ad essere piramidale, sulla sinistra si riconosce la cima mugosa di montagna Brusada.
Si traversa su deboli tracce verso una spalla, il terreno diventa delicato causa pietrisco, l'ultimo tratto anche più esposto.
Al culmine della forcelletta si apre la vista sulla parete più conosciuta delle Croda Bianca, quella ben visibile dalla Val Belluna e da cui prende uno dei nomi.
La discesa presenta il tratto più tecnico, un passaggio di terzo, tutto sommato semplice, è più l'impressione del salto che la difficoltà.
Poi passo proprio sotto la strapiombante parete delle Coraie, il colore la caratterizza in contrasto con le pareti vicine.
La traccia seppur non molto evidente sul terreno, è facilmente individuabile a distanza, e passa sotto le grandi pareti che caratterizzano Coraie, Mont Alt, Torre e Fornel, che in questo lungo tratto si fatica a distinguere, sembrano un tutt'uno.
E infatti già da distante individuo il prossimo passaggio obbligato, la forcelletta sulla cresta che calando dal Mont Alt diventa il Col dei Sech.
Saluto alle mie spalle la grande parete bianca, esserci passato proprio sotto mi è sembrato quasi un sogno.
Ormai in prossimità della forcella, la traccia diviene verticale, un tratto è anche attrezzato con un dubbio cordino, ma le tacche per i piedi ci sono tutte e la difficoltà è minima.
Al culmine la vista si apre verso la Peralora, a sinistra continuano le pareti che però nascondono la prossima meta, il Forcellon delle Mughe.
Il percorso corre attraverso una fascia vigorosa di mughi.
Voltandosi si vedono bene gli ampi tagli nella mugheta.
Sulla sinistra il Col dei Sech, qualche anno dopo, traversare quel breve tratto dalla cima al sentiero dell'Alta Via ci costerà più di un'ora di estenuante lotta con le mughe.
Arrivo in vista del Forcellon, anche questa una meta ammirata spesso da distante, evidente da Gena, ora posso finalmente godermela.
Peccato che a questo punto i piedi siano in fiamme, la combinazione scarpe strette, caldo, sudore, calzetti fini di cotone, polvere è stata fatale, mi ritrovo tre dolorose e grosse vesciche per ogni piede. Non ne ho mai sofferto se non sporadicamente, ora mi stanno devastando i piedi.
In forcella lascio asciugare scarpe calzetti e piedi, poi tocca andare, l'alta via non è ancora finita.
Cerco sul terreno le tracce del percorso e vedo che anche questa volta la direzione è verso il basso, tra i mughi.
Dopo un po' di discesa si apre anche la vista verso i Pizzetti e il Piz di Nusieda, sempre nascosta forcella delle Canevuzze, il prossimo passo da superare.
Peccato che il sentiero al posto di traversare verso la forcella, continui a scendere e anzi ad un certo punto si infili in un canalino attrezzato.
Perdo altri cinquanta metri di dislivello, una fascia rocciosa impedisce un trasferimento dolce e impone la calata verso questo passaggio obbligato.
Non rimane che scorrere e risalire tra questo mare di mughi, poi entro nella parte finale boscata ma perdo la traccia.
Per mia fortuna conosco la forcella, so che il sentiero passa lungo la cresta erbosa, mi basta quindi salire verso l'alto e trovare un qualsiasi passaggio per ricongiungermi.
Arrivo così al Sass de Peralora.
Questo pezzo lo conosco ma per chi non l'ha mai fatto può essere di dubbia interpretazione. Bisogna scendere per poi spostarsi verso sinistra attraverso qualche prato per arrivare ad un boschetto proprio sotto forcella della Peralora, qui parte una vecchia mulattiera verso casera Nusieda.
Un tratto franato si supera in alto poi la mulattiera riprende lungo una buona cengia al termine della quale basta scendere per ritrovarsi sui prati della casera e soprattutto arrivare alla fresca fontana.
Ancora un'oretta e arriverò alle Rosse dove verrò recuperato da un'amica.
Quella che vedevo dal grottino era solo un tratto di cresta, la forcella è spostata più avanti e più in basso, ci arrivo in pochi minuti traversando tra i mughi.
Ora la parete delle Coraie mi appare nella sua forma più imponente, Coraie o Croda Bianca o coda del Mont Alt, anche questa cima ha tre nomi.
Mi fermo un attimo in forcella, ho scelto le scarpe sbagliate, troppo strette e i piedi si sono un po' gonfiati, tolgo le solette interne per recuperare un po' di spazio ma è già tardi, i dolori ai piedi mi preannunciano l'arrivo di qualche vescica.
In ogni caso non mi resta che continuare.
La traccia scende tra mughi, prati e roccette ai piedi della parete, da questa posizione il Bus del Diaol torna ad essere piramidale, sulla sinistra si riconosce la cima mugosa di montagna Brusada.
Si traversa su deboli tracce verso una spalla, il terreno diventa delicato causa pietrisco, l'ultimo tratto anche più esposto.
Al culmine della forcelletta si apre la vista sulla parete più conosciuta delle Croda Bianca, quella ben visibile dalla Val Belluna e da cui prende uno dei nomi.
La discesa presenta il tratto più tecnico, un passaggio di terzo, tutto sommato semplice, è più l'impressione del salto che la difficoltà.
Poi passo proprio sotto la strapiombante parete delle Coraie, il colore la caratterizza in contrasto con le pareti vicine.
La traccia seppur non molto evidente sul terreno, è facilmente individuabile a distanza, e passa sotto le grandi pareti che caratterizzano Coraie, Mont Alt, Torre e Fornel, che in questo lungo tratto si fatica a distinguere, sembrano un tutt'uno.
E infatti già da distante individuo il prossimo passaggio obbligato, la forcelletta sulla cresta che calando dal Mont Alt diventa il Col dei Sech.
Saluto alle mie spalle la grande parete bianca, esserci passato proprio sotto mi è sembrato quasi un sogno.
Ormai in prossimità della forcella, la traccia diviene verticale, un tratto è anche attrezzato con un dubbio cordino, ma le tacche per i piedi ci sono tutte e la difficoltà è minima.
Al culmine la vista si apre verso la Peralora, a sinistra continuano le pareti che però nascondono la prossima meta, il Forcellon delle Mughe.
Il percorso corre attraverso una fascia vigorosa di mughi.
Voltandosi si vedono bene gli ampi tagli nella mugheta.
Sulla sinistra il Col dei Sech, qualche anno dopo, traversare quel breve tratto dalla cima al sentiero dell'Alta Via ci costerà più di un'ora di estenuante lotta con le mughe.
Arrivo in vista del Forcellon, anche questa una meta ammirata spesso da distante, evidente da Gena, ora posso finalmente godermela.
Peccato che a questo punto i piedi siano in fiamme, la combinazione scarpe strette, caldo, sudore, calzetti fini di cotone, polvere è stata fatale, mi ritrovo tre dolorose e grosse vesciche per ogni piede. Non ne ho mai sofferto se non sporadicamente, ora mi stanno devastando i piedi.
In forcella lascio asciugare scarpe calzetti e piedi, poi tocca andare, l'alta via non è ancora finita.
Cerco sul terreno le tracce del percorso e vedo che anche questa volta la direzione è verso il basso, tra i mughi.
Dopo un po' di discesa si apre anche la vista verso i Pizzetti e il Piz di Nusieda, sempre nascosta forcella delle Canevuzze, il prossimo passo da superare.
Peccato che il sentiero al posto di traversare verso la forcella, continui a scendere e anzi ad un certo punto si infili in un canalino attrezzato.
Perdo altri cinquanta metri di dislivello, una fascia rocciosa impedisce un trasferimento dolce e impone la calata verso questo passaggio obbligato.
Non rimane che scorrere e risalire tra questo mare di mughi, poi entro nella parte finale boscata ma perdo la traccia.
Per mia fortuna conosco la forcella, so che il sentiero passa lungo la cresta erbosa, mi basta quindi salire verso l'alto e trovare un qualsiasi passaggio per ricongiungermi.
Arrivo così al Sass de Peralora.
Questo pezzo lo conosco ma per chi non l'ha mai fatto può essere di dubbia interpretazione. Bisogna scendere per poi spostarsi verso sinistra attraverso qualche prato per arrivare ad un boschetto proprio sotto forcella della Peralora, qui parte una vecchia mulattiera verso casera Nusieda.
Un tratto franato si supera in alto poi la mulattiera riprende lungo una buona cengia al termine della quale basta scendere per ritrovarsi sui prati della casera e soprattutto arrivare alla fresca fontana.
Ancora un'oretta e arriverò alle Rosse dove verrò recuperato da un'amica.
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Re: [Monti del Sole] Alta Via dei MdS
Ah, che beo che xe!