Cima dei Preti
Cima dei Preti
A mente fresca scrivo di un'uscita dei giorni scorsi, spero di non tediare con certi dettagli, non vorrei assomigliare troppo a quelli che infarciscono racconti interessanti con particolari irrilevanti.
La settimana scorsa per fortuna era brutto, così ho potuto rimandare.
È un bel po' che penso a questa possibilità, da quando qualche anno fa, arrivato in cima alle Ciazze Alte dalla normale, ho visto tre persone salire più o meno dalla cresta.
Chi conosce cima dei Preti, avrà visto le placche della cresta dei triestini che scendono verso nord.
Ma chi ha aperto maggiormente lo sguardo avrà notato che cima dei Preti allunga una bella cresta verso sud-est che presenta caratteristiche similari: a sud-ovest pareti verticali ben visibili dalla val Cimoliana, a nord-est grandi placche inclinate.
Lungo la cresta una serie di anticime vengono appellate come cime: scendendo troviamo punta Compol, cima dei Cantoni e cima delle Ciazze Alte.
Ma relazioni che descrivano compiutamente questo percorso di cresta non ne ho trovate e quindi questa idea è sempre stata più un vagheggiamento che un pensiero reale.
Più nota è la cresta del Checco, una dorsale che si innesta in corrispondenza della cima dei cantoni, forse più interessante e bella ma che si discosta dalla mia idea.
In questa situazione in cui trovo brevi relazioni parziali sulle varie cime della cresta, l'insicurezza regna, e so che il piano migliore sarebbe esplorare la salita verso le Ciazze Alte, e in un momento successivo completare la traversata, cosa di cui non ho voglia visto che le sole Ciazze comportano 1500 metri di dislivello, difficilmente troverei lo spirito per rifarle.
Così un'idea c'è e non c'è.
Ma domani mettono bello o perlomeno non piove, dentro di me so che è il giorno giusto, ma devo svegliarmi presto e stasera devo preparare lo zaino, è quasi mezzanotte e gli occhi si stanno già chiudendo...riuscirò a superare questa indolenza?
Un guizzo, mi alzo dal letto, preparo i vestiti, preparo lo zaino, preparo la roba da mangiare e da bere, scarico un paio di relazioni che non leggo, metto la sveglia alle cinque, poi ci ripenso e anticipo alle quattro e mezza, meglio prima, chissà che farò domani, boh, se la sveglia mi prende in un momento di piacevole torpore, probabile che mi giri e torni a dormire. È lo svantaggio di andare da soli, non c'è l'impegno con gli altri, si può desistere.
E invece il cicalino mi sveglia in un momento di decisione e convinzione, oggi si va a vedere, non so ancora cosa, ci penserò in macchina. Intanto perdo tre quarti d'ora per la colazione, sono già in ritardo col me stesso di ieri sera.
Due ore e arrivo a ponte Compol, ricevo un avviso di chiamata da casa, torno indietro dove il telefono prende, mi sincero che sia tutto ok, torno al ponte.
Un divieto di passaggio per lavori sulla strada, seppur a quest'ora non ancora valido, mi convince a parcheggiare lì, non so cosa mi aspetta più avanti.
A sinistra una serie di cartelli indicano che il sentiero proveniente dal bivacco Greselin è chiuso per lavori forestali, sul fianco della montagna si vede bene un'ampia fascia di bosco rasa al suolo, proprio dove mi sembra passi il sentiero, proprio l'opzione che avevo scelto come probabile discesa del mio giro, toccherà pensare ad altro o rischiare.
Intanto mi incammino per la val Cimoliana, la strada sembra in ordine, quasi mi pento di aver parcheggiato troppo presto, l'idea momentanea è andare sulle Ciazze Alte per la normale e poi decidere come proseguire: se arrivo alla forcella Compol potrei scendere per la val dei Cantoni ma questo allungherebbe il rientro verso la macchina.
Arrivo al ponte Scandoler, gli operai che mi hanno appena superato a bordo di un cassonato sono già al lavoro, occupano in ogni caso il parcheggio a cui avevo pensato, tutto sommato aver parcheggiato prima è stata la scelta giusta.
La relazione parla di tre metri iniziali ripidi, io ricordavo una rampetta su ghiaino evidente, hanno ragione loro, la memoria fa cilecca, si risale la scarpata su effimere tracce.
L'erba è alta, il sentiero inizialmente non è indicato né segnato, si va a intuito.
Poi migliora, si sale lungo la destra idrografica dello Sciol de Tarsia, parecchie ragnatele disturbano il cammino, ogni tanto faccio qualche piccola deviazione per non rovinare questi piccoli capolavori della natura realizzati con una certa fatica dai proprietari.
In corrispondenza di un ometto sulla sponda ghiaiosa, si cambia versante idrografico, altri ometti e qualche bollo rosso guidano lungo la giusta traccia, più per risparmiare fatica che per orientamento visto che sulla sinistra c'è il letto del torrente e a destra la parete del Dosso Nadei.
Una brusca deviazione riporta verso il centro della valle, prima tra i bassi mughi poi tra i sassi del torrente in secca.
Sbuco da un avvallamento e davanti a me un suono secco di rami spezzati attira il mio sguardo.
Tra i mughi vedo chiaramente delle corna, un cervo mi osserva immobile, chissà se pensa di essere mimetizzato, da un certo punto di vista direi di si, il rumore lo ha tradito altrimenti non l'avrei individuato.
La mia traccia si dirige verso di lui che quindi decide di scappare, attraversa di corsa il torrente e si infila lungo il versante opposto tra alberi e mughi, mi dispiace averlo spaventato e avergli fatto sprecare un bel po' di energie e tranquillità.
Continuo a salire, la relazione parla di una rampa sabbiosa, vedo un cono di ghiaia e sabbia, lo risalgo ma non trovo tracce, perdo un po' di tempo, non mi capisco, avrei dovuto portare le relazioni dei libri, decido di proseguire lungo la valle e vedere se trovo qualcosa più avanti.
Supero un saltino roccioso sul letto del torrente, appare un ometto, sono sul giusto, ed ecco la cascata della relazione, più avanti la rampa sulla sinistra che di sabbioso ha poco o niente, comunque è quella, c'è una scritta gigante.
Al termine della rampa raggiungo i mughi, continuo sul crinale finché possibile, poi traverso a destra verso altri mughi, la traccia qui è evidente, così come lo sono i tagli.
Alcuni segni rossi guidano lungo l'attraversamento di un canalino dove posso anche bere.
Risalgo la costa, ancora mughi che questa volta mi riportano sopra il canale delle cascate, si apre la vista verso la parte superiore della valle,l'acqua scende attraverso grandi roccioni, sulla sinistra una grande placca inclinata la delimita.
Scendo e attraverso alcune pozze d'acqua, segni rossi mi indirizzano verso l'alto poi spariscono.
Risalendo la val Sciol de Tarsia
Il cervo mimetizzato
Le cascate prima della rampa
La rampa con le evidenti indicazioni
Il torrente da attraversare e poi risalire
La settimana scorsa per fortuna era brutto, così ho potuto rimandare.
È un bel po' che penso a questa possibilità, da quando qualche anno fa, arrivato in cima alle Ciazze Alte dalla normale, ho visto tre persone salire più o meno dalla cresta.
Chi conosce cima dei Preti, avrà visto le placche della cresta dei triestini che scendono verso nord.
Ma chi ha aperto maggiormente lo sguardo avrà notato che cima dei Preti allunga una bella cresta verso sud-est che presenta caratteristiche similari: a sud-ovest pareti verticali ben visibili dalla val Cimoliana, a nord-est grandi placche inclinate.
Lungo la cresta una serie di anticime vengono appellate come cime: scendendo troviamo punta Compol, cima dei Cantoni e cima delle Ciazze Alte.
Ma relazioni che descrivano compiutamente questo percorso di cresta non ne ho trovate e quindi questa idea è sempre stata più un vagheggiamento che un pensiero reale.
Più nota è la cresta del Checco, una dorsale che si innesta in corrispondenza della cima dei cantoni, forse più interessante e bella ma che si discosta dalla mia idea.
In questa situazione in cui trovo brevi relazioni parziali sulle varie cime della cresta, l'insicurezza regna, e so che il piano migliore sarebbe esplorare la salita verso le Ciazze Alte, e in un momento successivo completare la traversata, cosa di cui non ho voglia visto che le sole Ciazze comportano 1500 metri di dislivello, difficilmente troverei lo spirito per rifarle.
Così un'idea c'è e non c'è.
Ma domani mettono bello o perlomeno non piove, dentro di me so che è il giorno giusto, ma devo svegliarmi presto e stasera devo preparare lo zaino, è quasi mezzanotte e gli occhi si stanno già chiudendo...riuscirò a superare questa indolenza?
Un guizzo, mi alzo dal letto, preparo i vestiti, preparo lo zaino, preparo la roba da mangiare e da bere, scarico un paio di relazioni che non leggo, metto la sveglia alle cinque, poi ci ripenso e anticipo alle quattro e mezza, meglio prima, chissà che farò domani, boh, se la sveglia mi prende in un momento di piacevole torpore, probabile che mi giri e torni a dormire. È lo svantaggio di andare da soli, non c'è l'impegno con gli altri, si può desistere.
E invece il cicalino mi sveglia in un momento di decisione e convinzione, oggi si va a vedere, non so ancora cosa, ci penserò in macchina. Intanto perdo tre quarti d'ora per la colazione, sono già in ritardo col me stesso di ieri sera.
Due ore e arrivo a ponte Compol, ricevo un avviso di chiamata da casa, torno indietro dove il telefono prende, mi sincero che sia tutto ok, torno al ponte.
Un divieto di passaggio per lavori sulla strada, seppur a quest'ora non ancora valido, mi convince a parcheggiare lì, non so cosa mi aspetta più avanti.
A sinistra una serie di cartelli indicano che il sentiero proveniente dal bivacco Greselin è chiuso per lavori forestali, sul fianco della montagna si vede bene un'ampia fascia di bosco rasa al suolo, proprio dove mi sembra passi il sentiero, proprio l'opzione che avevo scelto come probabile discesa del mio giro, toccherà pensare ad altro o rischiare.
Intanto mi incammino per la val Cimoliana, la strada sembra in ordine, quasi mi pento di aver parcheggiato troppo presto, l'idea momentanea è andare sulle Ciazze Alte per la normale e poi decidere come proseguire: se arrivo alla forcella Compol potrei scendere per la val dei Cantoni ma questo allungherebbe il rientro verso la macchina.
Arrivo al ponte Scandoler, gli operai che mi hanno appena superato a bordo di un cassonato sono già al lavoro, occupano in ogni caso il parcheggio a cui avevo pensato, tutto sommato aver parcheggiato prima è stata la scelta giusta.
La relazione parla di tre metri iniziali ripidi, io ricordavo una rampetta su ghiaino evidente, hanno ragione loro, la memoria fa cilecca, si risale la scarpata su effimere tracce.
L'erba è alta, il sentiero inizialmente non è indicato né segnato, si va a intuito.
Poi migliora, si sale lungo la destra idrografica dello Sciol de Tarsia, parecchie ragnatele disturbano il cammino, ogni tanto faccio qualche piccola deviazione per non rovinare questi piccoli capolavori della natura realizzati con una certa fatica dai proprietari.
In corrispondenza di un ometto sulla sponda ghiaiosa, si cambia versante idrografico, altri ometti e qualche bollo rosso guidano lungo la giusta traccia, più per risparmiare fatica che per orientamento visto che sulla sinistra c'è il letto del torrente e a destra la parete del Dosso Nadei.
Una brusca deviazione riporta verso il centro della valle, prima tra i bassi mughi poi tra i sassi del torrente in secca.
Sbuco da un avvallamento e davanti a me un suono secco di rami spezzati attira il mio sguardo.
Tra i mughi vedo chiaramente delle corna, un cervo mi osserva immobile, chissà se pensa di essere mimetizzato, da un certo punto di vista direi di si, il rumore lo ha tradito altrimenti non l'avrei individuato.
La mia traccia si dirige verso di lui che quindi decide di scappare, attraversa di corsa il torrente e si infila lungo il versante opposto tra alberi e mughi, mi dispiace averlo spaventato e avergli fatto sprecare un bel po' di energie e tranquillità.
Continuo a salire, la relazione parla di una rampa sabbiosa, vedo un cono di ghiaia e sabbia, lo risalgo ma non trovo tracce, perdo un po' di tempo, non mi capisco, avrei dovuto portare le relazioni dei libri, decido di proseguire lungo la valle e vedere se trovo qualcosa più avanti.
Supero un saltino roccioso sul letto del torrente, appare un ometto, sono sul giusto, ed ecco la cascata della relazione, più avanti la rampa sulla sinistra che di sabbioso ha poco o niente, comunque è quella, c'è una scritta gigante.
Al termine della rampa raggiungo i mughi, continuo sul crinale finché possibile, poi traverso a destra verso altri mughi, la traccia qui è evidente, così come lo sono i tagli.
Alcuni segni rossi guidano lungo l'attraversamento di un canalino dove posso anche bere.
Risalgo la costa, ancora mughi che questa volta mi riportano sopra il canale delle cascate, si apre la vista verso la parte superiore della valle,l'acqua scende attraverso grandi roccioni, sulla sinistra una grande placca inclinata la delimita.
Scendo e attraverso alcune pozze d'acqua, segni rossi mi indirizzano verso l'alto poi spariscono.
Risalendo la val Sciol de Tarsia
Il cervo mimetizzato
Le cascate prima della rampa
La rampa con le evidenti indicazioni
Il torrente da attraversare e poi risalire
- giannimiao
- Messaggi: 14
- Iscritto il: gio apr 04, 2024 12:24 pm
- Località: Montebelluna
Re: Cima dei Preti
Giangi, leggo sempre volentieri i racconti delle tue uscite!
Grazie!
Grazie!
-
- Messaggi: 51
- Iscritto il: dom feb 04, 2024 5:19 pm
Re: Cima dei Preti
Concordogiannimiao ha scritto: ↑mer lug 31, 2024 6:39 am Giangi, leggo sempre volentieri i racconti delle tue uscite!
Grazie!
P.S. se non ricordo male, i tre che incontrammo quella volta stavano facendo la traversata completa seguendo tutto il filo di cresta, includendo quindi anche la parte inferiore che adduce alla Cima delle Ciazze Alte.
Re: Cima dei Preti
La parte inferiore sicuramente, li ho visti con i miei occhi risalire dal basso.
Non ricordo poi che direzione presero ma ripensandoci non vennero giù con noi quindi sicuramente proseguirono in cresta, non so fin dove.
All'epoca non conoscevo per niente la zona, quindi non mi feci domande, solo rimasi sorpreso di arrivare in vetta, sporgermi dall'altra parte e vedere tre persone che salivano.
Non ricordo poi che direzione presero ma ripensandoci non vennero giù con noi quindi sicuramente proseguirono in cresta, non so fin dove.
All'epoca non conoscevo per niente la zona, quindi non mi feci domande, solo rimasi sorpreso di arrivare in vetta, sporgermi dall'altra parte e vedere tre persone che salivano.
Re: Cima dei Preti
Salgo al limite della placca, alcune volte lungo le rocce tra l'acqua, lì dove fatico di meno.
Controllo la relazione, dovrei trovare un roccione isolato con dei mughi come cappello, e infatti dopo poco lo vedo, risalgo in aderenza la placca fino a raggiungerlo e superarlo, attraverso poco sopra la sorgente da cui esce l'acqua, un'altra costa di mughi e rientro dentro un altro canale che continuo a salire.
Il canale si allarga delimitato in alto verso sinistra da una lunga paretina, purtroppo le nuvole coprono le cime, temo farò fatica ad orientarmi nell'attraversamento tra Ciazze e Cantoni.
Intanto continuo a risalire la valle stando sulla sinistra, un pelo più in alto del fondo, trovando qualche raro ometto, finché non arrivo alla base di una parete gialla-nera dove finalmente trovo le indicazioni per i Cantoni che ricordavo: una freccia sbiadita verso destra indica la possibilità di continuare a risalire la valle; se non troverò il modo di passare la cresta, dovrò ridiscendere e riprendere da qui.
Per ora svolto a sinistra e costeggio le rocce lungo il canale senza traccia obbligata ma seguendo alcuni evidenti segni rossi.
Il canale diventa trincea sempre più profonda, una freccia rossa con la scritta Ciazze indica di salire la costa sinistra del canale.
A destra alcuni segni rossi guidano invece la risalita della paretina, mi convinco che l'altra volta sono andato a destra e che a sinistra hanno tracciato una nuova variante.
Decido quindi di seguire la vecchia traccia che supera il salto e mi porta sulle placche superiori.
I segni mi guidano lungo fessurazioni della roccia dove la progressione è più facile, mi aspetto di veder comparire prima o poi la variante proveniente da sinistra.
Continuo ad alzarmi, un po' troppo secondo i miei calcoli, finché mi rendo conto di essere molto in alto, guardo sulla mia sinistra, le nuvole ogni tanto si diradano, in fondo la cresta corre verso il basso fino alle Ciazze Alte, sono fuori dalla rotta corretta, la traccia che sto seguendo mi sta portando probabilmente verso i Cantoni che dovrebbero essere questa cima sopra di me sulla destra.
Il roccione con il cappello di mughi.
Raponzolo di roccia
Dosso Nadei alle spalle salendo.
Si apre la vista sul grande canale superiore.
Al termine del canale, indicazioni a destra per i Cantoni.
A sinistra si prosegue per le Ciazze.
Indicazioni per le Ciazze, qui sbaglio
Appare cima dei Cantoni e una sua anticima, a destra la cresta del Checco.
Controllo la relazione, dovrei trovare un roccione isolato con dei mughi come cappello, e infatti dopo poco lo vedo, risalgo in aderenza la placca fino a raggiungerlo e superarlo, attraverso poco sopra la sorgente da cui esce l'acqua, un'altra costa di mughi e rientro dentro un altro canale che continuo a salire.
Il canale si allarga delimitato in alto verso sinistra da una lunga paretina, purtroppo le nuvole coprono le cime, temo farò fatica ad orientarmi nell'attraversamento tra Ciazze e Cantoni.
Intanto continuo a risalire la valle stando sulla sinistra, un pelo più in alto del fondo, trovando qualche raro ometto, finché non arrivo alla base di una parete gialla-nera dove finalmente trovo le indicazioni per i Cantoni che ricordavo: una freccia sbiadita verso destra indica la possibilità di continuare a risalire la valle; se non troverò il modo di passare la cresta, dovrò ridiscendere e riprendere da qui.
Per ora svolto a sinistra e costeggio le rocce lungo il canale senza traccia obbligata ma seguendo alcuni evidenti segni rossi.
Il canale diventa trincea sempre più profonda, una freccia rossa con la scritta Ciazze indica di salire la costa sinistra del canale.
A destra alcuni segni rossi guidano invece la risalita della paretina, mi convinco che l'altra volta sono andato a destra e che a sinistra hanno tracciato una nuova variante.
Decido quindi di seguire la vecchia traccia che supera il salto e mi porta sulle placche superiori.
I segni mi guidano lungo fessurazioni della roccia dove la progressione è più facile, mi aspetto di veder comparire prima o poi la variante proveniente da sinistra.
Continuo ad alzarmi, un po' troppo secondo i miei calcoli, finché mi rendo conto di essere molto in alto, guardo sulla mia sinistra, le nuvole ogni tanto si diradano, in fondo la cresta corre verso il basso fino alle Ciazze Alte, sono fuori dalla rotta corretta, la traccia che sto seguendo mi sta portando probabilmente verso i Cantoni che dovrebbero essere questa cima sopra di me sulla destra.
Il roccione con il cappello di mughi.
Raponzolo di roccia
Dosso Nadei alle spalle salendo.
Si apre la vista sul grande canale superiore.
Al termine del canale, indicazioni a destra per i Cantoni.
A sinistra si prosegue per le Ciazze.
Indicazioni per le Ciazze, qui sbaglio
Appare cima dei Cantoni e una sua anticima, a destra la cresta del Checco.
Re: Cima dei Preti
Tutto sommato sono contento di questo errore, se fossi arrivato sulle Ciazze forse non avrei proseguito viste le nuvole, così sono un po' obbligato a proseguire.
Arrivo nei pressi della cresta poco sotto una anticima, i segni portano a destra in direzione di una forcella tra cima e anticima, ne approfitto per andare a sinistra a dare un'occhiata.
La parete sprofonda ai miei piedi, l'anticima butta in fuori una bella paretina, sulla sinistra la cresta scende sinuosa verso le Ciazze, chissà se è percorribile o se qualche salto la interrompe?
Riprendo le tracce lungo la placca che si sviluppa con una inquietante inclinazione finché non arrivo alla forcella.
Appare anche il Duranno.
Sopra di me rocce rotte sembrano percorribili fino alla cima dei Cantoni ma sotto di queste un percorso ghiaioso verso sinistra porta ad un'altra forcella, ometti e segni non ce ne sono più ma tracce di persone o di animali invogliano verso quest'ultima soluzione.
Le seguo e arrivato alla forcella ho finalmente la risposta ai miei dubbi, davanti a me una piramide rocciosa che riconosco come Punta Compol alla cui base dovrebbe esserci l'omonima forcella lungo cui corre l'ex Alta Via, per arrivarci una facile cengia di ghiaia.
Sulla sinistra l'accesso alla cima sembra semplice, lo indicano anche alcuni ometti che seguo attraverso una crestina.
Mi ritrovo sotto un canale che bipartisce la parete, non capisco se la cima è quella a destra o quella a sinistra, da qui non ho la possibilità di valutare.
Lo risalgo e sbuco direttamente sul profilo di vetta che si sviluppa orizzontalmente per alcune decine di metri, a sinistra il punto più alto, a destra l'ometto di vetta.
Recupero il libretto, mi piazzo comodo e mangio, ora che la geometria dei luoghi mi è chiara sono relativamente tranquillo.
La mia è la prima firma quest'anno, la cima non è molto frequentata, qualcuno arriva direttamente dalla cresta attraverso una via per la lavina bianca o qualcosa di simile, probabilmente la via diretta alle Ciazze che volevo percorrere.
Dalla vetta si gode una bella vista sia sul Duranno che sulla cima dei Preti, evidente per quest'ultima la rampa di accesso, sono curioso di percorrerla.
La lunga cresta proveniente dalle Ciazze Alte.
L'anticima vista dalla cresta.
La forcella precedente l'anticima, in alto la prima forcella da raggiungere.
Placche percorribili attraverso le fessurazioni.
Duranno dalla prima forcella.
Indicazioni alla seconda forcella.
Punta Compol dalla seconda forcella.
Duranno e Preti dai Cantoni.
Cima dei Preti dai Cantoni.
Sulla destra il canale d'accesso alla cima.
Arrivo nei pressi della cresta poco sotto una anticima, i segni portano a destra in direzione di una forcella tra cima e anticima, ne approfitto per andare a sinistra a dare un'occhiata.
La parete sprofonda ai miei piedi, l'anticima butta in fuori una bella paretina, sulla sinistra la cresta scende sinuosa verso le Ciazze, chissà se è percorribile o se qualche salto la interrompe?
Riprendo le tracce lungo la placca che si sviluppa con una inquietante inclinazione finché non arrivo alla forcella.
Appare anche il Duranno.
Sopra di me rocce rotte sembrano percorribili fino alla cima dei Cantoni ma sotto di queste un percorso ghiaioso verso sinistra porta ad un'altra forcella, ometti e segni non ce ne sono più ma tracce di persone o di animali invogliano verso quest'ultima soluzione.
Le seguo e arrivato alla forcella ho finalmente la risposta ai miei dubbi, davanti a me una piramide rocciosa che riconosco come Punta Compol alla cui base dovrebbe esserci l'omonima forcella lungo cui corre l'ex Alta Via, per arrivarci una facile cengia di ghiaia.
Sulla sinistra l'accesso alla cima sembra semplice, lo indicano anche alcuni ometti che seguo attraverso una crestina.
Mi ritrovo sotto un canale che bipartisce la parete, non capisco se la cima è quella a destra o quella a sinistra, da qui non ho la possibilità di valutare.
Lo risalgo e sbuco direttamente sul profilo di vetta che si sviluppa orizzontalmente per alcune decine di metri, a sinistra il punto più alto, a destra l'ometto di vetta.
Recupero il libretto, mi piazzo comodo e mangio, ora che la geometria dei luoghi mi è chiara sono relativamente tranquillo.
La mia è la prima firma quest'anno, la cima non è molto frequentata, qualcuno arriva direttamente dalla cresta attraverso una via per la lavina bianca o qualcosa di simile, probabilmente la via diretta alle Ciazze che volevo percorrere.
Dalla vetta si gode una bella vista sia sul Duranno che sulla cima dei Preti, evidente per quest'ultima la rampa di accesso, sono curioso di percorrerla.
La lunga cresta proveniente dalle Ciazze Alte.
L'anticima vista dalla cresta.
La forcella precedente l'anticima, in alto la prima forcella da raggiungere.
Placche percorribili attraverso le fessurazioni.
Duranno dalla prima forcella.
Indicazioni alla seconda forcella.
Punta Compol dalla seconda forcella.
Duranno e Preti dai Cantoni.
Cima dei Preti dai Cantoni.
Sulla destra il canale d'accesso alla cima.
Re: Cima dei Preti
Scendo alla forcella, in pochi minuti attraverso le ghiaie viste prima e mi trovo sull'alta via che però lascio subito dirigendomi verso punta Compol.
Non mi interessa raggiungerla, lì ci dormii il giorno della bocciardata quando si verificò l'incresciosa perdita delle bocciarde, quanto tempo è passato, tutti quei discorsi oggi mi sembrano lontani.
Lì dove la cresta si impenna una traccia parte sulla destra, piuttosto larga, ben battuta e segnata, traversa in leggera salita la costa della punta e porta alla base della cima dei Preti.
Obliquo verso sinistra fino ad arrivare sul ghiaione terminale, ne approfitto anche per andare a vedere la discesa diretta verso il bivacco Greselin lungo la vecchia normale che ho già percorso un paio di volte, riconosco a distanza un ometto, è da stamattina che ho in mente di andare al bivacco, forse scenderò da questo per il sentiero attraverso il cantiere forestale, o forse risalirò lungo l'alta via alla forcella Compol e rientrare alla macchina attraverso la val dei Cantoni, non ho ancora deciso.
Mi rimetto sulle ghiaie, comincio a sentire la stanchezza e il caldo, ogni tanto il sole fa capolino ed è con sorpresa che arrivo in vista della campanella di vetta.
La custodia del libretto è danneggiata, un sacchetto comunque lo protegge, lo sfilo e lo appoggio sulle rocce, un colpo di vento me lo porta via.
Il sacchetto resta a volteggiare qualche decina di metri davanti a me, lungo la cresta, si avvicina e si allontana finché sembra planare una cinquantina di metri più avanti.
Discendo con attenzione la cresta fino al punto dove mi sembrava si fosse fermato, non c'è, mi guardo in giro ma non lo trovo, decido di tornare in cima e mi riappare davanti, il vento lo mantiene sulla placconata inclinata davanti a me e poi lo infila in una spaccatura.
Da qui non posso attraversare la placca, però riesco a scendere dall'alto e recuperarlo, altrimenti l'unico sacchetto buono che mi ero portato l'avevo già utilizzato per il libretto di cima dei Cantoni.
Concludo il pranzo e mi viene l'idea per completare il giro: scendere al bivacco e riprendere l'alta via verso casera Lodina, da cui eventualmente tornare in val Cimoliana lungo un sentiero secondario se quello principale fosse intransitabile.
Il problema è l'acqua, nel libretto di vetta però assicurano di averne trovata in più posti.
Scendo quindi il ghiaione e riprendo la vecchia normale che si infila lungo un canale inizialmente su facili roccette, arrivando poi sul salto finale dove una volta un pezzo di corda facilitava la discesa.
Purtroppo non c'è più, al suo posto una sosta di calata, peccato, tocca scendere senza aiuto non essendomi portato uno spezzone. Il difficile sono i primi metri poco superiori al secondo, poi migliora.
Mi ritrovo su un altro ghiaione, ricordo che c'è un ulteriore canalino da imboccare in basso, seguo con una certa difficoltà gli ometti visto che le nuvole si sono abbassate e coprono la vista.
Arrivo sui prati finali sopra il bivacco, oltre ai soliti stambecchi una persona solitaria si appresta a scendere, peccato non mi aspetti, volevo chiederle della discesa e dell'acqua.
Sul libro del bivacco scopro essere un ispettore del bivacco, segnala la totale sparizione della prima parte di sentiero causa lavori forestali, mi convinco ancor di più della mia idea, devo solo trovare l'acqua.
Lascio lo zaino al bivacco e scendo verso il canalone sulla destra, nessun rumore di acqua, sulla sinistra mi sembra di vedere rocce bagnate, vado a vedere ma lo sgocciolamento non produce rivoli sfruttabili.
Mi sposto verso un altro canalino bagnato, trovo una piccola pozza dove passa un filo d'acqua, il fondo è limaccioso e sopra ronzano insetti, carico le bottiglie, ne bevo mezza, il sapore è strano, sa di erbe selvatiche.
Per ora sono a posto, spero di trovarne più avanti per sostituirla altrimenti mi farò andar bene questa.
Risalgo al bivacco, c'è ancora lo stambecco monocorno, l'altro è stato tagliato dai forestali l'anno scorso, ho visto un video su YouTube, il corno era malformato e gli stava trafiggendo la mandibola.
Altri grossi maschi gironzolano ma sembra lui il capo dominante nonostante tutto.
Una freccia indica l'alta via, la traccia è leggera ma ben visibile, la seguo alzandomi verso le rocce.
Partono anche le corde, speravo in una continuazione in falsopiano, invece continuo a salire.
Vista verso punta Compol dalla normale per la Preti.
Duranno e Frati salendo ai Preti.
Dai Preti, cime di Collalto e il lungo canalone che le separa dalle Laste.
Scendendo dalla vecchia normale.
Passaggio finale su paretina dove c'era una corda.
Scendendo verso il bivacco lè nuvole comprono la direzione.
Al bivacco Greselin, lo stambecco monocorno.
Mazzo di Stelle Alpine.
Prime corde al principio dell'alta via sotto i Frati.
In attraversata sotto cima dei Frati.
Non mi interessa raggiungerla, lì ci dormii il giorno della bocciardata quando si verificò l'incresciosa perdita delle bocciarde, quanto tempo è passato, tutti quei discorsi oggi mi sembrano lontani.
Lì dove la cresta si impenna una traccia parte sulla destra, piuttosto larga, ben battuta e segnata, traversa in leggera salita la costa della punta e porta alla base della cima dei Preti.
Obliquo verso sinistra fino ad arrivare sul ghiaione terminale, ne approfitto anche per andare a vedere la discesa diretta verso il bivacco Greselin lungo la vecchia normale che ho già percorso un paio di volte, riconosco a distanza un ometto, è da stamattina che ho in mente di andare al bivacco, forse scenderò da questo per il sentiero attraverso il cantiere forestale, o forse risalirò lungo l'alta via alla forcella Compol e rientrare alla macchina attraverso la val dei Cantoni, non ho ancora deciso.
Mi rimetto sulle ghiaie, comincio a sentire la stanchezza e il caldo, ogni tanto il sole fa capolino ed è con sorpresa che arrivo in vista della campanella di vetta.
La custodia del libretto è danneggiata, un sacchetto comunque lo protegge, lo sfilo e lo appoggio sulle rocce, un colpo di vento me lo porta via.
Il sacchetto resta a volteggiare qualche decina di metri davanti a me, lungo la cresta, si avvicina e si allontana finché sembra planare una cinquantina di metri più avanti.
Discendo con attenzione la cresta fino al punto dove mi sembrava si fosse fermato, non c'è, mi guardo in giro ma non lo trovo, decido di tornare in cima e mi riappare davanti, il vento lo mantiene sulla placconata inclinata davanti a me e poi lo infila in una spaccatura.
Da qui non posso attraversare la placca, però riesco a scendere dall'alto e recuperarlo, altrimenti l'unico sacchetto buono che mi ero portato l'avevo già utilizzato per il libretto di cima dei Cantoni.
Concludo il pranzo e mi viene l'idea per completare il giro: scendere al bivacco e riprendere l'alta via verso casera Lodina, da cui eventualmente tornare in val Cimoliana lungo un sentiero secondario se quello principale fosse intransitabile.
Il problema è l'acqua, nel libretto di vetta però assicurano di averne trovata in più posti.
Scendo quindi il ghiaione e riprendo la vecchia normale che si infila lungo un canale inizialmente su facili roccette, arrivando poi sul salto finale dove una volta un pezzo di corda facilitava la discesa.
Purtroppo non c'è più, al suo posto una sosta di calata, peccato, tocca scendere senza aiuto non essendomi portato uno spezzone. Il difficile sono i primi metri poco superiori al secondo, poi migliora.
Mi ritrovo su un altro ghiaione, ricordo che c'è un ulteriore canalino da imboccare in basso, seguo con una certa difficoltà gli ometti visto che le nuvole si sono abbassate e coprono la vista.
Arrivo sui prati finali sopra il bivacco, oltre ai soliti stambecchi una persona solitaria si appresta a scendere, peccato non mi aspetti, volevo chiederle della discesa e dell'acqua.
Sul libro del bivacco scopro essere un ispettore del bivacco, segnala la totale sparizione della prima parte di sentiero causa lavori forestali, mi convinco ancor di più della mia idea, devo solo trovare l'acqua.
Lascio lo zaino al bivacco e scendo verso il canalone sulla destra, nessun rumore di acqua, sulla sinistra mi sembra di vedere rocce bagnate, vado a vedere ma lo sgocciolamento non produce rivoli sfruttabili.
Mi sposto verso un altro canalino bagnato, trovo una piccola pozza dove passa un filo d'acqua, il fondo è limaccioso e sopra ronzano insetti, carico le bottiglie, ne bevo mezza, il sapore è strano, sa di erbe selvatiche.
Per ora sono a posto, spero di trovarne più avanti per sostituirla altrimenti mi farò andar bene questa.
Risalgo al bivacco, c'è ancora lo stambecco monocorno, l'altro è stato tagliato dai forestali l'anno scorso, ho visto un video su YouTube, il corno era malformato e gli stava trafiggendo la mandibola.
Altri grossi maschi gironzolano ma sembra lui il capo dominante nonostante tutto.
Una freccia indica l'alta via, la traccia è leggera ma ben visibile, la seguo alzandomi verso le rocce.
Partono anche le corde, speravo in una continuazione in falsopiano, invece continuo a salire.
Vista verso punta Compol dalla normale per la Preti.
Duranno e Frati salendo ai Preti.
Dai Preti, cime di Collalto e il lungo canalone che le separa dalle Laste.
Scendendo dalla vecchia normale.
Passaggio finale su paretina dove c'era una corda.
Scendendo verso il bivacco lè nuvole comprono la direzione.
Al bivacco Greselin, lo stambecco monocorno.
Mazzo di Stelle Alpine.
Prime corde al principio dell'alta via sotto i Frati.
In attraversata sotto cima dei Frati.
Ultima modifica di giangi4 il gio ago 01, 2024 8:46 am, modificato 1 volta in totale.
Re: Cima dei Preti
Intervengo solo per dirti che al bivacco Greselin l'acqua c'è sempre da una sorgente perenne a pochi metri dal bivacco, sulla destra guardandolo di fronte. Ci sono stato molte volte e l'acqua c'è sempre stata anche in annate siccitose, è una certezza.
Re: Cima dei Preti
Sulla destra non ho guardato.
Ho cercato indicazioni sul libro di bivacco ma non ho trovato niente e quindi sono andato verso il basso visto che in alto non vedevo niente.
Ottimo comunque, buona per la prossima volta
Ho cercato indicazioni sul libro di bivacco ma non ho trovato niente e quindi sono andato verso il basso visto che in alto non vedevo niente.
Ottimo comunque, buona per la prossima volta
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Re: Cima dei Preti
Giro mostruoso comunque (per i miei standard). Praticamente hai unito tre uscite singole (per come le immaginerei io) in una