Cima dei Preti
Inviato: mar lug 30, 2024 8:33 pm
A mente fresca scrivo di un'uscita dei giorni scorsi, spero di non tediare con certi dettagli, non vorrei assomigliare troppo a quelli che infarciscono racconti interessanti con particolari irrilevanti.
La settimana scorsa per fortuna era brutto, così ho potuto rimandare.
È un bel po' che penso a questa possibilità, da quando qualche anno fa, arrivato in cima alle Ciazze Alte dalla normale, ho visto tre persone salire più o meno dalla cresta.
Chi conosce cima dei Preti, avrà visto le placche della cresta dei triestini che scendono verso nord.
Ma chi ha aperto maggiormente lo sguardo avrà notato che cima dei Preti allunga una bella cresta verso sud-est che presenta caratteristiche similari: a sud-ovest pareti verticali ben visibili dalla val Cimoliana, a nord-est grandi placche inclinate.
Lungo la cresta una serie di anticime vengono appellate come cime: scendendo troviamo punta Compol, cima dei Cantoni e cima delle Ciazze Alte.
Ma relazioni che descrivano compiutamente questo percorso di cresta non ne ho trovate e quindi questa idea è sempre stata più un vagheggiamento che un pensiero reale.
Più nota è la cresta del Checco, una dorsale che si innesta in corrispondenza della cima dei cantoni, forse più interessante e bella ma che si discosta dalla mia idea.
In questa situazione in cui trovo brevi relazioni parziali sulle varie cime della cresta, l'insicurezza regna, e so che il piano migliore sarebbe esplorare la salita verso le Ciazze Alte, e in un momento successivo completare la traversata, cosa di cui non ho voglia visto che le sole Ciazze comportano 1500 metri di dislivello, difficilmente troverei lo spirito per rifarle.
Così un'idea c'è e non c'è.
Ma domani mettono bello o perlomeno non piove, dentro di me so che è il giorno giusto, ma devo svegliarmi presto e stasera devo preparare lo zaino, è quasi mezzanotte e gli occhi si stanno già chiudendo...riuscirò a superare questa indolenza?
Un guizzo, mi alzo dal letto, preparo i vestiti, preparo lo zaino, preparo la roba da mangiare e da bere, scarico un paio di relazioni che non leggo, metto la sveglia alle cinque, poi ci ripenso e anticipo alle quattro e mezza, meglio prima, chissà che farò domani, boh, se la sveglia mi prende in un momento di piacevole torpore, probabile che mi giri e torni a dormire. È lo svantaggio di andare da soli, non c'è l'impegno con gli altri, si può desistere.
E invece il cicalino mi sveglia in un momento di decisione e convinzione, oggi si va a vedere, non so ancora cosa, ci penserò in macchina. Intanto perdo tre quarti d'ora per la colazione, sono già in ritardo col me stesso di ieri sera.
Due ore e arrivo a ponte Compol, ricevo un avviso di chiamata da casa, torno indietro dove il telefono prende, mi sincero che sia tutto ok, torno al ponte.
Un divieto di passaggio per lavori sulla strada, seppur a quest'ora non ancora valido, mi convince a parcheggiare lì, non so cosa mi aspetta più avanti.
A sinistra una serie di cartelli indicano che il sentiero proveniente dal bivacco Greselin è chiuso per lavori forestali, sul fianco della montagna si vede bene un'ampia fascia di bosco rasa al suolo, proprio dove mi sembra passi il sentiero, proprio l'opzione che avevo scelto come probabile discesa del mio giro, toccherà pensare ad altro o rischiare.
Intanto mi incammino per la val Cimoliana, la strada sembra in ordine, quasi mi pento di aver parcheggiato troppo presto, l'idea momentanea è andare sulle Ciazze Alte per la normale e poi decidere come proseguire: se arrivo alla forcella Compol potrei scendere per la val dei Cantoni ma questo allungherebbe il rientro verso la macchina.
Arrivo al ponte Scandoler, gli operai che mi hanno appena superato a bordo di un cassonato sono già al lavoro, occupano in ogni caso il parcheggio a cui avevo pensato, tutto sommato aver parcheggiato prima è stata la scelta giusta.
La relazione parla di tre metri iniziali ripidi, io ricordavo una rampetta su ghiaino evidente, hanno ragione loro, la memoria fa cilecca, si risale la scarpata su effimere tracce.
L'erba è alta, il sentiero inizialmente non è indicato né segnato, si va a intuito.
Poi migliora, si sale lungo la destra idrografica dello Sciol de Tarsia, parecchie ragnatele disturbano il cammino, ogni tanto faccio qualche piccola deviazione per non rovinare questi piccoli capolavori della natura realizzati con una certa fatica dai proprietari.
In corrispondenza di un ometto sulla sponda ghiaiosa, si cambia versante idrografico, altri ometti e qualche bollo rosso guidano lungo la giusta traccia, più per risparmiare fatica che per orientamento visto che sulla sinistra c'è il letto del torrente e a destra la parete del Dosso Nadei.
Una brusca deviazione riporta verso il centro della valle, prima tra i bassi mughi poi tra i sassi del torrente in secca.
Sbuco da un avvallamento e davanti a me un suono secco di rami spezzati attira il mio sguardo.
Tra i mughi vedo chiaramente delle corna, un cervo mi osserva immobile, chissà se pensa di essere mimetizzato, da un certo punto di vista direi di si, il rumore lo ha tradito altrimenti non l'avrei individuato.
La mia traccia si dirige verso di lui che quindi decide di scappare, attraversa di corsa il torrente e si infila lungo il versante opposto tra alberi e mughi, mi dispiace averlo spaventato e avergli fatto sprecare un bel po' di energie e tranquillità.
Continuo a salire, la relazione parla di una rampa sabbiosa, vedo un cono di ghiaia e sabbia, lo risalgo ma non trovo tracce, perdo un po' di tempo, non mi capisco, avrei dovuto portare le relazioni dei libri, decido di proseguire lungo la valle e vedere se trovo qualcosa più avanti.
Supero un saltino roccioso sul letto del torrente, appare un ometto, sono sul giusto, ed ecco la cascata della relazione, più avanti la rampa sulla sinistra che di sabbioso ha poco o niente, comunque è quella, c'è una scritta gigante.
Al termine della rampa raggiungo i mughi, continuo sul crinale finché possibile, poi traverso a destra verso altri mughi, la traccia qui è evidente, così come lo sono i tagli.
Alcuni segni rossi guidano lungo l'attraversamento di un canalino dove posso anche bere.
Risalgo la costa, ancora mughi che questa volta mi riportano sopra il canale delle cascate, si apre la vista verso la parte superiore della valle,l'acqua scende attraverso grandi roccioni, sulla sinistra una grande placca inclinata la delimita.
Scendo e attraverso alcune pozze d'acqua, segni rossi mi indirizzano verso l'alto poi spariscono.
Risalendo la val Sciol de Tarsia
Il cervo mimetizzato
Le cascate prima della rampa
La rampa con le evidenti indicazioni
Il torrente da attraversare e poi risalire
La settimana scorsa per fortuna era brutto, così ho potuto rimandare.
È un bel po' che penso a questa possibilità, da quando qualche anno fa, arrivato in cima alle Ciazze Alte dalla normale, ho visto tre persone salire più o meno dalla cresta.
Chi conosce cima dei Preti, avrà visto le placche della cresta dei triestini che scendono verso nord.
Ma chi ha aperto maggiormente lo sguardo avrà notato che cima dei Preti allunga una bella cresta verso sud-est che presenta caratteristiche similari: a sud-ovest pareti verticali ben visibili dalla val Cimoliana, a nord-est grandi placche inclinate.
Lungo la cresta una serie di anticime vengono appellate come cime: scendendo troviamo punta Compol, cima dei Cantoni e cima delle Ciazze Alte.
Ma relazioni che descrivano compiutamente questo percorso di cresta non ne ho trovate e quindi questa idea è sempre stata più un vagheggiamento che un pensiero reale.
Più nota è la cresta del Checco, una dorsale che si innesta in corrispondenza della cima dei cantoni, forse più interessante e bella ma che si discosta dalla mia idea.
In questa situazione in cui trovo brevi relazioni parziali sulle varie cime della cresta, l'insicurezza regna, e so che il piano migliore sarebbe esplorare la salita verso le Ciazze Alte, e in un momento successivo completare la traversata, cosa di cui non ho voglia visto che le sole Ciazze comportano 1500 metri di dislivello, difficilmente troverei lo spirito per rifarle.
Così un'idea c'è e non c'è.
Ma domani mettono bello o perlomeno non piove, dentro di me so che è il giorno giusto, ma devo svegliarmi presto e stasera devo preparare lo zaino, è quasi mezzanotte e gli occhi si stanno già chiudendo...riuscirò a superare questa indolenza?
Un guizzo, mi alzo dal letto, preparo i vestiti, preparo lo zaino, preparo la roba da mangiare e da bere, scarico un paio di relazioni che non leggo, metto la sveglia alle cinque, poi ci ripenso e anticipo alle quattro e mezza, meglio prima, chissà che farò domani, boh, se la sveglia mi prende in un momento di piacevole torpore, probabile che mi giri e torni a dormire. È lo svantaggio di andare da soli, non c'è l'impegno con gli altri, si può desistere.
E invece il cicalino mi sveglia in un momento di decisione e convinzione, oggi si va a vedere, non so ancora cosa, ci penserò in macchina. Intanto perdo tre quarti d'ora per la colazione, sono già in ritardo col me stesso di ieri sera.
Due ore e arrivo a ponte Compol, ricevo un avviso di chiamata da casa, torno indietro dove il telefono prende, mi sincero che sia tutto ok, torno al ponte.
Un divieto di passaggio per lavori sulla strada, seppur a quest'ora non ancora valido, mi convince a parcheggiare lì, non so cosa mi aspetta più avanti.
A sinistra una serie di cartelli indicano che il sentiero proveniente dal bivacco Greselin è chiuso per lavori forestali, sul fianco della montagna si vede bene un'ampia fascia di bosco rasa al suolo, proprio dove mi sembra passi il sentiero, proprio l'opzione che avevo scelto come probabile discesa del mio giro, toccherà pensare ad altro o rischiare.
Intanto mi incammino per la val Cimoliana, la strada sembra in ordine, quasi mi pento di aver parcheggiato troppo presto, l'idea momentanea è andare sulle Ciazze Alte per la normale e poi decidere come proseguire: se arrivo alla forcella Compol potrei scendere per la val dei Cantoni ma questo allungherebbe il rientro verso la macchina.
Arrivo al ponte Scandoler, gli operai che mi hanno appena superato a bordo di un cassonato sono già al lavoro, occupano in ogni caso il parcheggio a cui avevo pensato, tutto sommato aver parcheggiato prima è stata la scelta giusta.
La relazione parla di tre metri iniziali ripidi, io ricordavo una rampetta su ghiaino evidente, hanno ragione loro, la memoria fa cilecca, si risale la scarpata su effimere tracce.
L'erba è alta, il sentiero inizialmente non è indicato né segnato, si va a intuito.
Poi migliora, si sale lungo la destra idrografica dello Sciol de Tarsia, parecchie ragnatele disturbano il cammino, ogni tanto faccio qualche piccola deviazione per non rovinare questi piccoli capolavori della natura realizzati con una certa fatica dai proprietari.
In corrispondenza di un ometto sulla sponda ghiaiosa, si cambia versante idrografico, altri ometti e qualche bollo rosso guidano lungo la giusta traccia, più per risparmiare fatica che per orientamento visto che sulla sinistra c'è il letto del torrente e a destra la parete del Dosso Nadei.
Una brusca deviazione riporta verso il centro della valle, prima tra i bassi mughi poi tra i sassi del torrente in secca.
Sbuco da un avvallamento e davanti a me un suono secco di rami spezzati attira il mio sguardo.
Tra i mughi vedo chiaramente delle corna, un cervo mi osserva immobile, chissà se pensa di essere mimetizzato, da un certo punto di vista direi di si, il rumore lo ha tradito altrimenti non l'avrei individuato.
La mia traccia si dirige verso di lui che quindi decide di scappare, attraversa di corsa il torrente e si infila lungo il versante opposto tra alberi e mughi, mi dispiace averlo spaventato e avergli fatto sprecare un bel po' di energie e tranquillità.
Continuo a salire, la relazione parla di una rampa sabbiosa, vedo un cono di ghiaia e sabbia, lo risalgo ma non trovo tracce, perdo un po' di tempo, non mi capisco, avrei dovuto portare le relazioni dei libri, decido di proseguire lungo la valle e vedere se trovo qualcosa più avanti.
Supero un saltino roccioso sul letto del torrente, appare un ometto, sono sul giusto, ed ecco la cascata della relazione, più avanti la rampa sulla sinistra che di sabbioso ha poco o niente, comunque è quella, c'è una scritta gigante.
Al termine della rampa raggiungo i mughi, continuo sul crinale finché possibile, poi traverso a destra verso altri mughi, la traccia qui è evidente, così come lo sono i tagli.
Alcuni segni rossi guidano lungo l'attraversamento di un canalino dove posso anche bere.
Risalgo la costa, ancora mughi che questa volta mi riportano sopra il canale delle cascate, si apre la vista verso la parte superiore della valle,l'acqua scende attraverso grandi roccioni, sulla sinistra una grande placca inclinata la delimita.
Scendo e attraverso alcune pozze d'acqua, segni rossi mi indirizzano verso l'alto poi spariscono.
Risalendo la val Sciol de Tarsia
Il cervo mimetizzato
Le cascate prima della rampa
La rampa con le evidenti indicazioni
Il torrente da attraversare e poi risalire