La Rocheta è quel torrione aguzzo che non si può non notare dalla statale per Agordo, che dal basso sembra inaccessibile ma che in realtà presenta più problemi di orientamento che difficoltà alpinistiche.
La prima volta ci sono stato anni fa e, volendo fare un anello, in discesa mi ci sono pure perso, dovendo ripercorrere di notte la strada d'andata.
E pure un'altra volta ho perso la traccia al buio, al rientro da una cima in zona, scendendo a sentimento il pendio boscoso basale.
E a dir la verità ci sarebbe pure un terzo smarrimento al buio, questa volta in un'uscita di gruppo, non mia ma di due amiche che abbiamo atteso domandandoci dove si fossero perse, salvo vederle arrivare tranquille dopo una mezz'ora, visto che chiacchierando avevano 'esplorato' per errore una cengia.
Cosicché posso dire di conoscere un po' la zona e i principali percorsi di salita.
Quello dal vallon dei Zoldani mi sembra il più gettonato oggi, è forse il più facile anche come orientamento e la traccia è ormai ben marcata.
Il secondo è quello per il viaz della Zinturella, quando ci andai io per la prima volta era il più nominato. Nonostante l'appellativo viaz, non presenta particolari difficoltà salvo brevi tratti dove per un motivo o per l'altro la traccia si perde e bisogna sapere o capire che direzione prendere per ritrovarla.
Il terzo è il meno conosciuto ma quello che a me piace di più, se non altro per il caratteristico nome, Fratta di Faliseppo.
Così accompagnato da altri tre amici decido di ripercorrere in salita la Fratta e magari ridiscendere la Zinturella per vedere gli schianti sul Col del Bec provocati da Vaia e di cui alcuni conoscenti mi hanno parlato.
Visto che il Cordevole è basso, si parte da Candaten e lo si guada con una certa sofferenza considerato che siamo a fine anno.
Dopodiché si segue per breve tratto il sentiero degli ospizi, per poi lasciarlo in corrispondenza di una traccia in salita, che porta velocemente sopra la val Fagarè a prendere una bella cengia a servizio di un acquedotto.
Superato il manufatto in cemento dell'acquedotto si prosegue in piano fino alla val della Fratta, là si prende una vecchia mulattiera che con varie svolte porta al soprastante costone, la Fratta di Faliseppo.
La mulattiera proseguirebbe verso la val delle Coraie ma noi la lasciamo e avanziamo sulla dorsale della Fratta senza preoccuparci dei pochi tagli o delle rade tracce, visto il facile orientamento.
La dorsale corre sotto la parete della Rocchetta e alterna pendenze dolci a pendii di loppa faticosi.
[Monti del Sole]La Rocheta
Re: [Monti del Sole]La Rocheta
Guardando verso il basso si possono ben valutare i danni di Vaia sul Col del Bec alto, dove passeremo al ritorno.
La dorsale della Fratta si salda con quella della Rocchetta attraverso una semplice e breve crestina rocciosa.
Re: [Monti del Sole]La Rocheta
Ci si innesta quindi sulla traccia principale che sale dal pianoro sotto la Rocchetta e che basta seguire verso destra, superando qualche canalino con modeste difficoltà e qualche ripiano erboso panoramico per arrivare alla paretina finale, non difficile ma con una buona impressione di esposizione.
Dalla vetta, naturale bella vista sulle Stornade, a cui il col Zaresìn si unisce tramite la forcella della Rocchetta, denominazione un po' strana per una forcella che non tocca la corrispondente cima.
Re: [Monti del Sole]La Rocheta
Si ridiscende per la strada d'andata questa volta fino al pianoro sotto la Rocchetta dove si trovano i ruderi di una casera, da cui dirigersi su traccia inizialmente ben poco evidente, verso il viaz della zinturella.
Oggi la difficoltà maggiore consiste nell'attraversamento di alcune colate di ghiaccio che interrompono il viaz e costringono a brevi deviazioni. Si arriva così al Pian della Rocchetta, sotto la parete est e da cui si possono meglio valutare i danni al col del Bec alto, verso cui si scende attraverso la solita cresta mugosa lopposa mista roccette. Al col del bec gli schianti impediscono il normale passaggio ma una traccia li aggira verso destra, poi però un po' si perde, ma sapendo che la vecchia mulattiera scende sulla sinistra, basta spostarsi a trovare tra il bosco una valletta verde leggermente discendente al termine della quale riparte la traccia.
Si scende quindi stando attenti a non perdere la mulattiera che ci riporta al fiume e al guado ristoratore.
Oggi la difficoltà maggiore consiste nell'attraversamento di alcune colate di ghiaccio che interrompono il viaz e costringono a brevi deviazioni. Si arriva così al Pian della Rocchetta, sotto la parete est e da cui si possono meglio valutare i danni al col del Bec alto, verso cui si scende attraverso la solita cresta mugosa lopposa mista roccette. Al col del bec gli schianti impediscono il normale passaggio ma una traccia li aggira verso destra, poi però un po' si perde, ma sapendo che la vecchia mulattiera scende sulla sinistra, basta spostarsi a trovare tra il bosco una valletta verde leggermente discendente al termine della quale riparte la traccia.
Si scende quindi stando attenti a non perdere la mulattiera che ci riporta al fiume e al guado ristoratore.